António Costa: l'uomo che ha fatto fruttare i sacrifici dell'austerity portoghese

Diversi incarichi da ministro, da eurodeputato, da vicepresidente del Parlamento europeo; poi sindaco di Lisbona per otto anni e infine primo ministro del Portogallo. Nonostante non abbia vinto le ultime elezioni, nel novembre del 2015 António Costa è riuscito ad ottenere l'incarico per formare un governo di minoranza a guida socialista, con il sostegno della sinistra radicale, dei comunisti e dei verdi.
Il Portogallo stava uscendo da un periodo da "sorvegliato speciale". Dopo la crisi finanziaria globale, nel 2012 aveva dovuto ricorrere a un piano di salvataggio da 78 miliardi di euro finanziato dalla Troika e a una serie di impopolari misure "lacrime e sangue" condotte dal governo di centrodestra di Passos Coelho.
Al presidente Aníbal Cavaco Silva, Costa promise di continuare il lavoro svolto dal precedente esecutivo per il risanamento dei conti pubblici, e di non mettere in discussione l'appartenenza del Portogallo all'Unione europea, all'eurozona e alla Nato.
Con i suoi alleati di sinistra si impegnò a voltare la pagina dell'austerità. Ci è riuscito. Il Portogallo ha conosciuto livelli di crescita da record, arrivando al 2,4% nel 2018.
Il Paese, il cui deficit aveva toccato l'11,4% del PIL nel 2010, quest'anno è previsto allo 0,2%. Se nel 2013 aveva un tasso di disoccupazione pari al 16,2%, nel 2018 è arrivato al 7%. Molti i posti di lavoro legati al settore turistico, che ha beneficiato dell'abbattimento dell'IVA per alberghi e ristoranti dal 23% al 13%.
A Bruxelles, una mano nel recupero della credibilità del Paese, l'ha data anche il ministro delle Finanze Mário Centeno, divenuto presidente dell'Eurogruppo nel gennaio 2018.
I sacrifici del passato hanno consentito a Costa riforme che hanno dato ossigeno ai portoghesi, come l'abbassamento dell'età pensionabile e l'aumento del salario minimo. L'attrazione di investimenti esteri e gli sgravi fiscali agli stranieri, attivati dal governo di centrodestra dieci anni fa, hanno dato un ulteriore impulso a consumi ed economia.
Non mancano tuttavia le zone d'ombra. In primis lo stop agli investimenti pubblici da parte del governo Costa, frenato dal terzo debito pubblico d'Europa.