Ecuador: scontri tra polizia e manifestanti, Moreno dichiara lo stato di emergenza

In varie città dell'Ecuador ci sono stati scontri tra la polizia e i manifestanti che partecipavano allo sciopero nazionale indetto per protestare contro il piano di austerità annunciato mercoledì dal governo.
Gli incidenti più gravi, stando ai media ecuadoriani, sono avvenuti nella capitale Quito, dove almeno 20 persone sono state arrestate. Ci sono anche diversi feriti, tra cui dei giornalisti.
Il piango del governo è stato definito dai dimostranti come "una stangata" economica che colpisce le fasce più deboli del paese.
Tra le misure più controverse c'è la soppressione dei sussidi al carburante che ha causato un'impennata del prezzo di benzina (da 1,85 a 2,40 dollari) e diesel ( da 1,03 a 2,30 dollari).
Gli scontri hanno spinto il presidente Lenin Moreno a dichiarare lo stato di emergenza per arginare la protesta popolare.
Moreno ha detto che la misura è stata adottata per proteggere l'ordine, la tranquillità e la sicurezza dei cittadini, aggiungendo che con i manifestanti c'è "una apertura al dialogo da parte del governo", ma che non si permetterà che il Paese sia gettato nel caos.
Nessuna apertura sul decreto che prevede l'aumento del prezzo del carburante: il ministro dell'Interno María Paula Romo ha fatto sapere che non sarà modificato.
Il governo deve presentare entro questa settimana in Parlamento le riforme economiche che sono parte integrante dell'accordo raggiunto con il Fondo monetario internazionale, in modo che possano essere inserite nel progetto di bilancio per il 2020.
Il settore dei trasporti è quello che ha pagato il prezzo più alto della protesta popolare, e oltre ai blocchi stradali, nell'aeroporto della capitale alcuni voli hanno dovuto essere annullati.
Inoltre per effetto dello stato di emergenza è stato rinviato lo svolgimento delle partite di calcio per le semifinali della Coppa dell'Ecuador fra le squadre Liga de Quito e Emelec.