La campagna elettorale tunisina entra nella sua fase conclusiva, con la chiamata alle urne il prossimo 15 settembre.
La campagna elettorale tunisina entra nella sua fase conclusiva, con la chiamata alle urne il prossimo 15 settembre.
Eppure la rivoluzione dei gelsomini, di otto anni fa, sembra non aver favorito la presenza delle donne: in lizza ce ne sono soltanto due.
"Nella mentalità tunisina, non si vota per le donne. L'esempio è quello della deputata Samia Abbou: in un certo mese dello scorso anno, secondo i sondaggi, era in cima all'elenco dei politici di cui i tunisini avevano piu' fiducia, sempre nello stesso periodo, i sondaggi sulla volonta' dei tunisini di votare per lei la collocovano in fondo alla lista", afferma l'attivista Zyna Mejri.
Attiviste e donne sul campo dicono di non aspettarsi molto dal voto: eppure il paese ha quasi 6 milioni di donne su una popolazione totale di poco piu' di 11 milioni di abitanti.
"Quanti governi abbiamo visto? Sei o sette? Quanti ministri donne? Non piu' di quindici. Nell'attuale governo ce ne sono tre, sebbene ci siano piu' di trenta ministri. E se contiamo i segretari di stato ce ne sono quaranta e solo cinque sono donne. Oggi è una vergogna il numero di donne non supera il 10%" continua Mejri.
Su 97 candidati la Commissione elettorale ne ha ammessi solo 26: il paese nordafricano è stato chiamato in anticipo alle urne, dopo la morte del presidente Essebsi a luglio, che comunque, per via dell’età, aveva già dichiarato la sua intenzione di non ripresentarsi.
Il gap tra l'immagine di un paese progressista e un certo conservatorismo della società persiste: per le donne tunisine la vera rivoluzione deve passare attraverso un "cambio di mentalità'" del paese.