Zourabichvili: una presidente europea per una Georgia che si avvicina a grandi passi all'Ue

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Di Anelise Borges
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La leader georgiana da Parigi ricorda tutte le tappe che il suo paese è riuscito a superare sulla via verso l'Europa. "15 anni fa non l'avrebbe detto nessuno".

La Georgia vuole un posto in Europa, e la sua presidente, Salomé Zourabichvili, è venuta in questi giorni nel cuore dell'Europa a ribadirlo. L'abbiamo incontrata a Parigi all'indomani del primo turno delle elezioni presidenziali che si sono tenute in Abkhazia, territorio conteso fra Tbilisi e Mosca. Elezioni che la presidente ha definito una messinscena, e che considera una violazione della sovranità nazionale della Georgia.

L'occupazione di Abkhazia e Ossezia del Sud è una "tragedia umana"

L'Abkhazia è un argomento controverso nel suo paese.

"Non è controverso. È un territorio occupato".

La comunità internazionale lo considera parte della Georgia, ma alcuni paesi, tra cui il Venezuela, il Nicaragua, la Siria, e naturalmente la Russia, lo vedono come uno stato indipendente. Questo è ovviamente un problema. Questa regione e l'Ossezia del sud sono centrali nelle vostre relazioni con un vicino molto potente: la Russia. Sono passati più di dieci anni dalla guerra, una guerra breve ma dai costi elevati. Ci può dire di più su queste elezioni e su queste due regioni contestate?:

"Per quanto riguarda queste cosiddette elezioni, sicuramente non le consideriamo tali, per come si svolgono oggi in queste condizioni, ma sono convinta che un giorno molto vicino ci saranno elezioni su tutto il territorio della Georgia, nelle quali i nostri cittadini che vivono in Abkhazia potranno partecipare in modo molto più libero a un voto che determinerà il futuro della loro regione in seno alla Georgia".

Lei ha definito una tragedia - una tragedia nazionale, una tragedia che vivete ancora oggi - il fatto che queste due regioni siano contese.

"Penso che sia questo a essere molto interessante, e che vada sottolineato: che si tratta di una tragedia umana, per le persone che vivono lì, perché non sono autorizzate ad avere accesso alla loro lingua, la loro identità è realmente minacciata, c'è una politica di russificazione, quindi è una situazione molto difficile. È una situazione difficile anche sul confine con i territori occupati per gli abitanti dei villaggi, che a volte vengono sequestrati, per cui è una situazione molto tesa. Ma allo stesso tempo, ed è questo che è importante, la Georgia è riuscita ad avanzare nel suo cammino verso l'Europa e nello sviluppo economico e democratico. E penso che se l'obiettivo - e credo che questo fosse l'obiettivo di questa guerra e poi dell'occupazione - è di impedire alla Georgia di andare in questa direzione, la direzione verso l'Occidente che ha scelto, allora stiamo vincendo".

Un paese che ha fatto l'impossibile

Parleremo dell'Europa tra un attimo, ma prima vorrei chiederle quanto sia complicato per lei governare un paese relativamente piccolo avendo un vicino con ambizioni così grandi. Ha mai incontrato il presidente russo, Vladimir Putin? È in contatto con lui?

"Come lei sa, non abbiamo relazioni diplomatiche da quando c'è stata la guerra, a causa della guerra e a causa dell'occupazione dei territori. E ho detto diverse volte che perché ci possa essere una qualche forma di contatto, per riprendere i contatti, avremmo bisogno di ricevere un chiaro segnale di un cambiamento nell'atteggiamento della Russia nei confronti di quel piccolo vicino che siamo noi, e il riconoscimento che le relazioni con un vicino non possono essere imposte con la forza. Allora, quando vedremo segnali chiari in quella direzione, sono sicura che saremo pronti, in futuro, per questo tipo di dialogo, sono sicura che la situazione cambierà.

Per il momento, è difficile essere presidente di un paese così? È un paese che ha 27 secoli di esperienza di resistenza a ogni tipo di impero, che ha avuto parti del suo territorio, in momenti diversi della storia, occupati da diversi imperi, e siamo sopravvissuti a tutto questo, quindi sono sicura che sopravviveremo, sono sicura che continueremo ad avanzare verso l'Europa e all'interno dell'Europa, e abbiamo già fatto molta strada. Qualcosa che per me è molto importante è che 15 anni fa nessuno avrebbe previsto che la Georgia sarebbe stata inclusa nella politica di vicinato, e che sarebbe stata un partner in seno al partenariato dell'Unione europea. Nessuno avrebbe previsto che ci sarebbe stato l'accordo di associazione, che ci sarebbe stata la liberalizzazione dei visti, il libero scambio... Chiunque avrebbe detto che era impossibile. Quindi io penso che sia possibile, ed è questo che rende il fatto di essere presidente di questo paese difficile ma degno di grande ottimismo".

I georgiani, un popolo europeo

Lei ha anche detto che il fatto di essere stata eletta significa che la Georgia vuole avanzare verso l'Europa. Lei è europea, è nata e cresciuta qui a Parigi. Circa l'80 per cento della popolazione georgiana, secondo sondaggi recenti, vuole far parte dell'Europa, in epoca di Brexit! Perché pensa che accada questo? Perché la Georgia vuol fare parte dell'Unione?

"Innanzi tutto devo dire e sottolineare che sono stata eletta non nonostante il fatto che io prima ero francese e che sono europea, ma a causa di questo. Ed è qualcosa che è profondamente radicato nella mente e nella mentalità georgiana, i georgiani si sentono europei, non è semplicemente qualcosa cui aspirano, sono europei. Sono anche molto ottimisti nei confronti dell'Europa, perché pensano che l'attrazione europea sia qualcosa che non ha alternative, e questo dall'interno spesso gli europei non lo vedono. Ma io dico agli europei: se provate a immaginare che cosa succederebbe se l'Europa smettesse di esistere e tornassimo alla situazione precedente, allora vi rendereste sicuramente conto che è un incubo. Quindi l'Europa è una costruzione molto importante, e una costruzione ben riuscita, nonostante attraversi periodi di crisi. Un principio che trovo molto interessante è che tutti i progressi dell'Europa sono stati fatti a causa delle crisi - ancora una volta, non nonostante le crisi, ma a causa delle crisi e come conseguenza delle crisi.

Quindi questa crisi, quella della Brexit, è sicuramente una prova molto dura, ma sono sicura che lascerà il posto a nuove opportunità, a nuovi obblighi dell'Europa di riformarsi e, essendo io un'ottimista, sono sicura che aprirà nuove porte per noi".

Ed è qualcosa che osservate da vicino? La Brexit, l'Europa, le sue crisi e anche le sue opportunità, sono cose che la Georgia osserva da vicino?

"Molto da vicino. Dobbiamo continuare a muoverci nel senso che ho descritto finora, e continueremo a farlo, a progredire in modo chiaro verso l'Europa. Dobbiamo sapere esattamente dove andiamo a mettere i piedi nel nuovo contesto europeo, per cui dobbiamo conoscere molto bene questo contesto, ed essere molto realistici e molto ambiziosi al tempo stesso".

Journalist • Selene Verri

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