Afghanistan: i costi umanitari di un conflitto senza fine

In collaborazione con The European Commission
Afghanistan: i costi umanitari di un conflitto senza fine
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Di Monica Pinna
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Afghanistan: una guerra che si intensifica, tra aiuti umanitari e attacchi terroristici. Il reportage da Kabul della nostra inviata Monica Pinna

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147 mila persone sono rimaste uccise negli ultimi 18 anni di guerra in Afghanistan. Il Governo, sostenuto dalla NATO, combatte contro i Taliban e altri gruppi armati, incluso l'Autoproclamato Stato Islamico.

Solo l'anno scorso 11 mila civili hanno perso la vita o sono rimasti feriti. Il doppio rispetto a dieci anni fa.

L'aumento degli attentati suicidi degli estremisti e dei raid aerei delle forze filo-governative hanno avuto un impatto diretto sulle vittime civili.

LA GUERRA INFINITA

Kabul è una città sotto assedio. Un attentato può accadere in ogni momento e per i residenti i cosiddetti "incidenti alla sicurezza" fanno parte della vita quotidiana. Quasi la metà di tutti gli attacchi suicidi l'anno scorso sono avvenuti nella capitale.

Il centro chirurgico dell'ONG internazionale Emergency a Kabul è un rifugio sicuro per le vittime di guerra provenienti da tutto il Paese. I pazienti arrivano a decine ogni giorno. Alla mattina i medici prendono in consegna i feriti GIUNTI durante la notte. E' uno stillicidio di ferite complesse provocate da ogni genere di ordigno.

Il Dottor Mohammad Abed Faizi è un chirugo di Emergency. Ci racconta che i pazienti che arrivano in terapia sub-intensiva presentano generalmente ferite da penetrazione al petto o all'addome causate da granate e da oggetti vari. " Un paziente ha subito una laparotomia, con una penetrazione all'addome. Lo stesso per un altro paziente".

UNA GUERRA CHE RISCHIA DI NON FINIRE MAI

Un migliaio di bambini sono stati uccisi in Afghanistan l'anno scorso. Tra i duemila rimasti feriti, quasi la metà sono stati curati qui. Mustafa ha solo 12 anni. Si è trovato nel mezzo di una sparatoria. E' arrivato paralizzato, con due vertebre, una costola e una scapola fratturati. I medici dicono che tra un mesetto riprenderà a camminare.

"Stavo lavorando nel campo con mio padre quando sono stato colpito. Il proiettile è entrato a destra ed è rimasto bloccato sotto la spalla sinitra. La prima cosa che voglio fare quando torno a casa è andare a scuola", ci spiega Mustafa.

Una squadra di quasi 400 tra dottori, chirurghi, fisioterapisti e infermieri lavora qui 24 ore su 24. Due anni fa arrivarono 130 persone tutte assieme in seguito a un attentato. L'ospedale è stato ampliato in modo da far fronte all'aumento di questo genere di attacchi. "Ogni organo potrebbe essere stato danneggiato. I pazienti hanno bisogno di decisioni e azioni rapide. L'ospedale in questi casi deve poter gestire varie ferite allo stesso tempo. In una situazione normale, gli ospedali hanno diversi reparti. In un ospedale per feriti di guerra non è possibile. Ci vorrebbe troppo tempo e perderemmo il paziente. Un chirurgo di guerra deve potersi occupare di tutte le ferite allo stesso tempo", sottolinea Hedayatullah Hidayat, chirugo senoir di Emergency.

Alcuni sopravvissuti porteranno per sempre i segni della guerra. Abdul Whahab, sette figli a carico, era sull'autobus che riportava a casa i dipendenti dell'amministrazione locale quando un'auto si è avvicinata ed è saltata in aria. E' successo a Kabul all'inizio di giugno. "Mi sono reso conto che le mie gambe non c'erano più. Mi sono trascinato fino alla porta del bus e mi sono lasciato cadere fuori. Mio fratello era dietro ed è riuscito a saltare. Gli ho chiesto di aiutarmi perché stavo bruciando. E' riuscito a salvare altre tre vite, non mio zio. L'ho visto morire avvolto dalle fiamme", ci fa notare Abdul.

FONDI UE PER ASSISTENZA UMANITARIA

L'Ufficio per gli Aiuti Umanitari della Commissione Europea ha aumentato il sostegno alla traumatologia di guerra e lavora per rendere accessibile l'assistenza sanitaria anche in aree dove il servizio regolare non funziona più. Secondo la rappresentante UE Esmee De Jong circa il 25% del budget dell'UE è canalizzato sui servizi legati alla medicina di guerra.

Dunque quanto è difficile fornire questo genere di assistenza in un Paese come l'Afghanistan? "E' sempre piú difficile. La missione sanitaria è attaccata. Dall'inizio dell'anno abbiamo assistito all'assalto di un centinaio di strutture sanitarie. Questo significa che molte persone hanno perso l'accesso alle cure, ma anche che è sempre più pericoloso per gli operatori sanitari garantire il servizio", prosegue la rappresentante la De Jong.

La tecnologia e l'esperienza a volte riescono a raggiungere risultati insperati. Attagul ha perso una parte del cranio e del cervello, ma sta recuperando. Come lui peró, pazienti con disabilità dovranno sopravvivere in un Paese con strutture sociali inesistenti, e dove il 55% della popolazione vive in povertà.

Journalist • Monica Pinna

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