Una battaglia per la difesa dei diritti umani anche nel mondo online: è l'obiettivo di Amnesty international Italia che forma volontari per monitorare i commenti sui social dei quotidiani. E li segnala.
Una battaglia per la difesa dei diritti umani anche nel mondo online: è l'obiettivo di Amnesty international Italia che sin dal 2016, con un progetto pilota destinato a monitorare le violenze verbali sui social dei quotidiani, è arrivato a comprendere 150 attivisti volontari.
Abbiamo sentito l'attivista Maria Rosa Sora, team leader della task force sull'hate speech per capirne di più. Maria Rosa ci ha spiegato qual è l'obiettivo della task force e come vengono formati i gruppi di volontari, tutti soprattutto molto giovani, che dopo un'attenta selezione (vengono selezionati 30 persone per ogni bando) partecipano rigorosamente a dei corsi iniziali: una formazione mirata su diverse tematiche giudiziarie e psicologiche ma anche dal punto di vista linguistico. Corsi che vengono periodicamente ripetuti nell'ottica di una formazione continua.
L'obiettivo, ha riferito la team leader della task force, è quello di proporre -interagendo direttamente con gli haters- argomenti concreti parlando di fatti dimostrati, in modo tale da impostare un dialogo e farli riflettere sulle tematiche. Le risposte non sono sempre positive ma, ha spiegato Sora, abbiamo anche dei riscontri di persone che ammettono di non essere stati informati bene su certi argomenti prima.
Migranti e rom, ma anche e sempre più persone Lgbt, donne, difensori dei diritti umani, disabili, i cosiddetti "gruppi Fragili" - che vengono prese di mira da alcuni lettori, non pochi, a commento nei post dei social network dei quotidiani- le categorie sulle quali "vigila" la task force. Nel caso di commenti frequenti di inaudita violenza od odio, questi vengono segnalati alla rete di controllo dei social network.
E' l'approccio del counter-speech (una contro-narrativa insomma), basato sul dialogo e sulla proposta, quello adottato da Amnesty e che potrà essere efficace anche in vista delle elezioni europee.
Amnesty lo ha spiegato bene durante una conferenza stampa che si è tenuta presso la sede della Stampa estera a Roma, giovedì 18 aprile, dove sono intervenuti il portavoce di Amnesty International Italia, Riccardo Noury, il direttore generale Gianni Rufini e gli esperti sul tema come Martina Chici, responsabile del progetto, che in merito alla questione politica che coinvolge la pratica dell'hate speech ha detto: “I leader politici sono divenuti più scaltri: veicolano discorsi di odio non in modo palese ma con un linguaggio tollerato o tollerabile, magari impiegando emoticon o combinazioni di parole in apparenza innocue ma che in realtà hanno una funzione ben precisa”.