Notre-Dame: nessuna prova di dolo ma il rischio crollo c'è ancora

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Di Euronews
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La Procura di Parigi continua a indagare per capire le cause dell'incendio. Non ci sono prove di dolo ma non si esclude ancora alcuna ipotesi. Intanto alcune parti dell'edificio potrebbero collassare

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È la pista accidentale quella seguita dalla Procura Generale di Parigi che sta cercando di capire cosa abbia originato l'incendio che ha devastato Notre-Dame. L'ufficio del procuratore parigino ha spiegato che al momento non sono state rilevate prove di dolo anche se non è stata ancora esclusa alcuna ipotesi. 

Intanto una squadra di investigatori specializzati è riuscita ad accedere per la prima volta al piano più alto della cattedrale. Intorno alla guglia centrale, distrutta dalle fiamme, era stato montato un ponteggio elettrificato con ascensori e intorno alla struttura di legno del tetto era stata intallata una illuminazione al neon. 

Interrogatori

Le ipotesi su cosa abbia scatenato l'incendio sono varie: un corto circuito, una sigaretta spenta male ma è ancora troppo presto per avere delle certezze. Continuano gli interrogatori dei magistrati. Sono state sentite circa 30 persone tra lavoratori impegnati nella ristrutturazione, addetti alla sicurezza e semplici testimoni. Alcuni di questi saranno sentiti ancora nei prossimi giorni.

Primo allarme

Da quanto emerge un primo allarme, che ha fatto scattare l'evacuazione dell'edificio dove alcuni fedeli stavano assistendo alla messa, è arrivato da un rilevatore di fumo intorno alle 18.20. Una guardia è andata a controllare senza riscontrare anomalie. Un secondo allarme è arrivato alle 18.43. L'uomo è andato a controllare una zona diversa rispetto alla precedente e ha scoperto le fiamme. 

Rischio crollo

Preoccupa lo stato di 3 punti della cattedrale considerati a rischio crollo. Si tratta del timpano del transetto nord, del timpano occidentale che si trova tra i due campanili e dell'angolo del campanile sud le cui pietre si sono talmente surriscaldate da essere diventate quasi friabili.

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