Unità di crisi-May: trattative con accordo "alla Corbyn"?

LONDRA (REGNO UNITO) - La porta del numero 10 di Downing Street a Londra si apre dopo quasi otto ore di discussione. L'unità di crisi del governo di Theresa May cerca disperatamente una via d'uscita nel labirinto della Brexit.
Il Regno Unito dovrebbe lasciare l'UE il 12 aprile, ma senza un accordo, se il piano-May non otterrà il nullaosta del Parlamento. Lo ha ribadito lo stesso Presidente della Commissione Europea, Jean-Claude Juncker.
La Premier britannica vorrebbe posticipare nuovamente la scadenza della Brexit.
"Mi sto offrendo di sedermi con Corbyn..."
"Oggi mi sto attivando per rompere questa situazione di stallo, mi sto offrendo di sedermi con il leader dell'opposizione e cercare di concordare un piano a cui entrambi dovremo attenerci, per assicurarci di lasciare l'Unione Europea con un accordo", ha dichiarato Theresa May.
Corbyn, ago della bilancia
Jeremy Corbyn ago della bilancia, dunque. Ma raggiungere un accordo prima che Theresa May presenti eventuali revisioni al suo piano all'UE la prossima settimana appare un compito arduo.
Corbyn si dice felice di incontrare la Premier.
"Non voglio porre alcun limite, in un modo o nell'altro, prima di questi incontri", spiega il leader dell'opposizione.
"Voglio che si capisca il principio con cui andrò a questi incontri, riconoscendo i bisogni delle persone che hanno eletto tutti i membri del Parlamento e la necessità di evitare un pericoloso crollo", aggiunge Corbyn.
No alle elezioni europee e ad un secondo referendum
Se non riusciranno comunque a raggiungere un patto, Theresa May afferma che lascerà il Parlamento votare su diverse alternative alla Brexit, su cui si sarà accordata con Jeremy Corbyn.
Quali alternative? L'accordo della stessa May e (o) le proposte del Partito Laburista.
Escluso ogni ricorso ad un secondo referendum sulla Brexit. E, secondo la Premier, sono assolutamente da evitare anche le ormai prossime elezioni europee: sarebbero un "disastro dal punto di vista simbolico", ha dichiarato l'inquilina di Downing Street.
Euroscettici "Tories" all'attacco
Gli euroscettici del Partito Conservatore che stanno spingendo per una No-Deal Brexit, però, sono furiosi: come ad esempio Jacob Rees-Mogg, Presidente del Gruppo di Ricerca Europeo di estrema destra.
"Questo è un approccio profondamente insoddisfacente: non è negli interessi del Paese, fallisce nel tentativo di rispettare i risultati sul referendum e la storia non promette nulla di buono", dichiara Jacob Rees-Mogg.
Boris Johnson "scarica" Corbyn
Boris Johnson non le manda certo a dire.
"Penso che sia molto deludente che il processo Brexit sia stato ora affidato a Jeremy Corbyn e al Partito Laburista", commenta l'ex Ministro dello Scacchiere Boris Johnson, "e penso che il risultato sarà quasi certamente, se Corbyn riuscirà nel suo intento, che resteremo nell'unione doganale".
"Vogliamo proteggere anche i posti di lavoro e la nostra sicurezza"
Interviene anche Andrea Leadsom, leader della "House of Commons".
"Stiamo cercando di trovare un modo per portare a termine la missione del referendum e assicurarci di lasciare l'UE con un buon accordo che consenta a tutti coloro che hanno votato per lasciare l'Europa di essere soddisfatti, ma che protegga anche i posti di lavoro e la nostra sicurezza", dichiara Andrea Leadsom.
"Il trionfo della realtà rispetto ad una pia illusione"
Un "remainer" del governo-May, che preferisce restare anonimo, descrive il passo della Premier verso una Brexit più soft come "il trionfo della realtà rispetto ad una pia illusione".
Ma ciò le potrebbe costare molto, all'interno degli stessi "Tories".
Del resto, ormai, siamo al "tutti contro tutti". E, forse, contro gli stessi interessi del Regno Unito.