I socialisti sono il primo partito con il 31% dei voti. Secondi i filo europeisti di Acum, con il 26%, hanno superato il partito Democratico fermo al 24%. Scenari incerti per il governo visto che nessun partito ha ottenuto la maggioranza assoluta dei seggi in Parlamento.
E' un quadro poco lineare quello uscito dalle urne in Moldavia, ex repubblica sovietica indipendente dal 1991. Con il 95% circa dei seggi scrutinati nessun partito , tra quelli schierati nella tornata elettorale puo' dire di aver stravinto, anche se i socialisti filo russi risultano il primo partito con il 31% dei voti. Exploit del filo europeista ACUM che con il 26% ha superato i democratici dell'oligarca Vlad Plahotniuc, fermi al 24%. Il partito del banchiere milionario Sor ha superato la soglia di sbarramento dell'8%.
La formazione del governo dipenderà dunque dai risultati definitivi: per la prima volta i moldavi hanno votato con un sistema elettorale misto, metà proporzionale e metà maggioritario con collegi uninominali. Tra gli scenari possibili: una coalizione inedita tra il partito socialista e il partito democratico, nemici da sempre ma uniti oggi dalla necessità di escludere l'opposizione filo europeista dal potere.
La Moldavia soffre dei condizionamenti dovuti alla sua posizione geopolitica, schiacciata tra l'Europa e la Russia, nonchè alla sua storia di ex repubblica socialista. Non stupisce che spesso la politica moldava si articoli all'interno della contrapposizione tra blocchi, quello occidentale, che ispira partiti come Acum, apprezzato anche da politici europeisti del rango di Angela Merkel e Emmanuel Macron, e i partiti tradizionali tra cui il potente partito socialista del presidente presidente Igor Dodon, apertamente filo russo. Una lettura che il quotidiano on line americano politico.com definisce a tratti semplicistica del contesto politico complesso del paese che fa i conti anche con fenomi tutti interni come, ad esempio, la corruzione.