Berlinale: i premi dell'edizione 2019

Berlinale: i premi dell'edizione 2019
Di Stefania De Michele
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Si conferma il successo dei film di contenuto politico e critica sociale.

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È la presidente di giuria Juliette Binoche a scandire titolo del film e nome del regista, vincitore dell'Orso d'Oro. Ad aggiudicarsi il riconoscimento, per l'edizione 2019 della Berlinale, è "Synonymes" di Navad Lapid: vince un film intenso, aspro, che racconta la storia di un ex soldato israeliano, perso tra due culture e deciso a ripudiare la sua identità nazionale per abbracciare quella francese.

Per il regista Lapid, "l'unica cosa importante, alla fine, è la verità del momento: scavare nel momento del protagonista e andare il più lontano possibile: è così - dice - che lavoriamo".

"Synonymes" di Navad Lapid

Accolto dagli applausi, ringrazia Dio François Ozon: a lui va l'Orso d'Argento - Gran premio della giuria per il film "Grâce à Dieu" : una storia di infanzia vilipesa e di abusi sui minori nella Chiesa Cattolica.

È la prima volta che Ozon realizza un film basato su una storia vera, al centro dell'attenzione dei media con il processo in corso nei confronti dell'arcivescovo di Lione, Philippe Barbarin.

François Ozon non nasconde le difficoltà che un film scomodo come il suo ha dovuto affrontare.

"È complicato, devo ammettere che ci penserò la prossima volta - commenta Ozon - c'è molta resistenza al film, ci sono state tante reazioni violente, c'è molta gente che non vuole che esca nelle sale, quindi è una battaglia permanente: in ogni caso, niente in confronto a quella delle vere vittime".

"Grâce à Dieu" di François Ozon

Commovente l'interpretazione dei protagonisti di "So long, my son", genitori persi dopo la morte tragica dell' unico figlio, concesso dalla politica demografica del regime in Cina. Entrambi sul podio: il premio per la migliore attrice è andato a Yong Mei , miglior attore Wang Jingchuan.

Yong Mei e Wang Jingchuan in "So long, my son"

La cerimonia di premiazione ha scritto i titoli di coda alla carriera di Dieter Kosslick, direttore uscente della Berlinale dopo 18 anni. "Un'edizione che conferma la vocazione della Berlinale al cinema di contenuto politico e critica sociale" spiega Wolfgang Spindler di Euronews, "film d'autore forti e impegnati, invece che di intrattenimento".

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