Lobby e politica, il Parlamento UE vota per maggiore trasparenza. L'Italia è ancora lontana

Lobby e politica, il Parlamento UE vota per maggiore trasparenza. L'Italia è ancora lontana
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Di Lillo Montalto Monella
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Chi incontrano i nostri parlamentari prima di prendere decisioni importanti? Quali lobby? Da oggi potremo avere questa informazione sui rappresentanti di Bruxelles, mentre quelli che lavorano a Roma ancora fanno orecchie da mercante.

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I parlamentari europei hanno approvato un emendamento per obbligare i membri più influenti e a capo di commissioni a pubblicare tutti i loro incontri con lobbisti e portatori di interesse così da stimolare una maggiore trasparenza e fiducia nelle istituzioni. Ironicamente, il voto è stato effettuato a scrutinio segreto come richiesto dal Partito Popolare Europeo. Una decisione definita "bizzarra e inaccettabile" dagli osservatori e gli attivisti che, comunque, esultano per il risultato raggiunto.

Cosa significa questo voto ce lo spiega Margarida Silva di Corporate Europe Observatory (CEO), gruppo di ricerca che da anni si batte per una maggiore trasparenza nel processo legislativo europeo. "Prendiamo la direttiva sul copyright: ora i parlamentari responsabili della sua composizione dovranno dichiarare chi e quanto spesso hanno incontrato: editori, Ong e perfino Google. Ci aiuterà ad avere un'idea di chi sta cercando di influenzare la decisione".

La seconda conseguenza, secondo Silva, è che la luce verde odierna farà tornare al centro del dibattito la necessità di migliorare il registro europeo per la trasparenza. In futuro, sperano dal CEO, potrebbero venire introdotte sanzioni in caso di mancata o erronea comunicazione degli incontri e delle disponibilità economiche dei portatori di interesse e regole più stringenti. Qui vengono elencati una serie di problemi circa i dati che vengono riportati in questo registro: volontarietà dell'iscrizione, omissioni, dati finanziari mancanti, assenza di controlli e follow-up.

Si dice che Bruxelles ci siano 15mila gruppi di lobby che tentano di influenzare la politica continentale a loro favore. Il loro rapporto con i deputati e la Commissione europea è da tempo al centro di polemiche nella capitale belga.

L'ideale, conclude Silva, sarebbe avere una legge europea per rendere questi registri efficienti e obbligatori. "Un solo sistema per tutti". Utopia, per il momento, per la mancanza di volontà "da parte dei governi".

In Italia c'è un registro per le lobby alla Camera, ma è incompleto e inutilizzabile

A proposito di governi nazionali. Nonostante la lotta contro le lobby dei potenti in favore di una maggiore trasparenza sia da sempre uno dei cavalli del Movimento 5 Stelle, in Italia non c'è ancora una legge che normi la trasparenza sulle associazioni portatrici di interesse che incontarno i politici nella saletta dei lobbisti. Anzi: i timidi tentativi introdotti nella scorsa legislatura sono finiti nel dimenticatoio.

Lo denuncia l'associazione Openpolis. La Camera dei Deputati (ma non il Senato, e siamo in un sistema di bicameralismo perfetto) dal 2017 ha un registro dei lobbisti accreditati ma la sua fruibilità è pari a zero. Elenca circa 200 associazioni ma non dice chi, quando e perché si è incontrato con loro. Vi si trovano informazioni della più assoluta vaghezza, come la seguente: “Nel corso del 2017 sono stati posti in essere contatti con Deputati appartenenti ai diversi gruppi parlamentari, principalmente delle Commissioni Attività Produttive e Ambiente“.

Mancano anche le relazioni di fine anno delle più grandi società di lobbying. "In mancanza di una normativa centrale sulla rappresentanza degli interessi, siamo nelle mani delle buone intenzioni dei singoli", dice a Euronews Daniele De Bernardin, analista politico di OpenPolis. "L'attuale registro non si può navigare, è respingente, impossibile fare analisi sulle informazioni pubblicate. Mancano i controlli".

La materia da normare è certamente difficile. "Non puoi vietare a chi non è registrato di entrare in parlamento. Non solo, il lobbista può chiamare il parlamentare e incontrarsi con lui al bar. Tutte queste situazioni sono favorite se manca una norma quadro".

Eppure "siamo in una fase politica in cui i lobbisti interloquiscono con il governo sempre più", conclude De Bernardin. "Nella legge di bilancio, per esempio, sono previsti incentivi per alcune categorie. Sarebbe utile ricostruire con chi si sono incontrati i nostri rappresentanti in quei giorni".

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