Pedofilia: fine del processo al cardinale Barbarin, sentenza il 7 marzo

Pedofilia: fine del processo al cardinale Barbarin, sentenza il 7 marzo
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Di Cinzia Rizzi
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Deluse le vittime, costituitesi parte civile, per la decisione del pm di non chiedere alcuna condanna, nei confronti dell'arcivescovo di Lione e degli altri cinque membri della diocesi

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La parola fine sul processo al cardinale Barbarin e altri cinque religiosi della diocesi lionese verrà messa il prossimo 7 marzo, alla lettura della sentenza. La procura non ha chiesto alcuna condanna nei confronti dell'arcivescovo, accusato di omessa denuncia di violenze sessuali su minori, perché parte dei fatti sono prescritti e altri non sono stati accertati a sufficienza.

La reazione delle vittime

"Sono scandalizzato dalla requisitoria fatta mercoledì dal pm. Sono indignato dalle interpretazioni degli avvocati della difesa. Bugie, prove che vengono spazzate via così, per far credere che queste persone, di fatto, hanno fatto di tutto per aiutarci, per aiutare Alexandre... È scandaloso ma continueremo ad ascoltare, non c'è scelta, è il gioco del processo", ha dichiarato ai nostri microfoni Pierre-Emmanuel Germain-Thill, una delle vittime di padre Preynat.

Le parti civili, le vittime, si attendevano la decisione del pubblico ministero - la quale segue l'indicazione della procura che nel 2016 propose di archiviare il caso - ma la delusione resta comunque.

"Oggi nessuno può più dire, vista la pubblicità fatta al processo, 'non sapevamo, non avevamo capito che la vittima minore di un'aggressione sessuale avrebbe sofferto così tanto, per anni, a causa di quanto accaduto' ", ha spiegato l'avvocato di parte civile, Jean Boudot.

La difesa punta il dito contro la mediaticità del processo

La difesa, che ha condannato la mediaticità del processo, ha sempre negato che ci sia stato dolo nel comportamento del cardinale, che anzi avrebbe incoraggiato la giustizia a procedere.

"Bisogna sempre considerare gli altri come un fine e non un mezzo", le parole dell'avvocato di Barbarin, Jean-Felix Luciani. "Qui Barbarin è considerato come un mezzo, per denunciare non so quale sistema, non so quale istituzione. È un uomo con la sua sofferenza, con le sue azioni, con i suoi errori e anche con ciò che non meritava: non meritava questa procedura penale".

Ora resta solo una domanda alla quale rispondere. La giudice, Brigitte Vernay, seguirà la richiesta del pubblico ministero, oppure no?

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