Londra e Ottawa vogliono interrogare Zuckerberg

Londra e Ottawa vogliono interrogare Zuckerberg
Diritti d'autore 
Di Alberto De Filippis
Condividi questo articoloCommenti
Condividi questo articoloClose Button
Copia e incolla il codice embed del video qui sotto:Copy to clipboardCopied

I due paesi vogliono sottomettere l'AD ad una testimonianza simile a quella che tenne negli Stati Uniti

PUBBLICITÀ

A Canada e Regno le spiegazioni di Facebook a proposito dello scandalo di Cambridge Analytica, l'azienda che lavorava un appalto e che avrebbe raccolto informazioni sensibili di oltre 87 milioni di utenti, non bastano più.

Commissioni parlamentari dei due paesi hanno chiesto all'amministratore delegato del gigante di Menlo Park di testimoniare davanti a una commissione di giurisiti internazionale a proposito delle accuse di fake news su internet. La deposizione dovrebbe avvenire il prossimo 27 novembre, si tratterebbe, il condizionale è d'obbligo visto che non si sa ancora se Zuckerberg vi parteciperà, di una replica di quanto fatto di fronte a una commissione statunitense.

Nel tentativo di evitare altre ingerenze esterne nel processo elettorale Facebook avrebbe anche messo in pista una specie di sala di regia che dovrebbe controllare movimenti sospetti sulla rete durante le ellezioni americane di medio termine fra qualche giorno.

Il vero problema del caso Cambridge Analytica tuttavia è un altro. Quest'azienda ha dichiarato bancarotta, ma ricadeva sotto l'ombrello di un gruppo dal nome SGL che ha altre 18 società ad esso riconducibili. Non si sa che cosa sia accaduto ai dati raccolti da Cambridge Analytica, e il gruppo di riferimento è in buona salute e continua ad operare. Da qui i dubbi di chi sospetta che si tratti semplicemente di un sistema di scatole cinesi.

A Menlo Park intanto hanno deciso di puntare su video e immagini e scommettere sulla sinergia con Instagram

Condividi questo articoloCommenti

Notizie correlate

Italia: l'Antitrust multa Facebook

Le scuse di Facebook per le inserzioni "suprematiste"

Il dilemma della difesa europea: la difficoltà di soppesare costi e benefici