Francia, centinaia di delfini morti sulle spiagge: vittime collaterali della pesca
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Francia, centinaia di delfini morti sulle spiagge: vittime collaterali della pesca

Di Vincent Coste
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Tra il gennaio e l'aprile 2018, più di 600 piccoli cetacei sono stati ritrovati senza vita sulle spiagge atlantiche francesi. Vi spieghiamo cosa sta succedendo

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Quest'anno centinaia di delfini sono stati ritrovati senza vita sulle spiagge atlantiche francesi.

Tra gennaio e aprile 2018, parliamo di più di 700 piccoli cetacei, nella maggior parte dei casi delfini comuni ma anche una discreta quantità di focene. I loro corpi spiaggiati sono stati rinvenuti sui litorali del cosiddetto "Esagono", sulla costa dell'Oceano Atlantico. La morte di questi animali è spesso legata alla cattura accidentale da parte dei pescherecci secondo le analisi dell'Osservatorio Pélagis de La Rochelle che lavora per la tutela dei mammiferi e degli uccelli marini.

Così, dei 600 delfini comuni arenatisi nel 2018, "il 70-80% presenta lesioni compatibili con la morte per cattura accidentale con un attrezzo usato nella pesca", afferma Olivier Van Canneyt, biologo dell'Observatoire Pélagis. Inoltre, questi delfini spiaggiati non rappresentano che la minima parte delle morti collaterali causate dalle reti dei pescatori: gli scienziati stimano che l'80% dei delfini comuni morti in mare affonderebbe e si decomporrebbe nelle profondità degli oceani. Il conteggio sale così a circa 4mila piccoli cetacei morti intrappolati dalle reti: questa la stima effettuata per l'inverno 2017 in tutto il Golfo di Biscaglia.

Observatoire Pelagis/G. Doremus

Da oltre quarant'anni la rete nazionale contro gli spiaggiamenti, gestita dall'Osservatorio Pélagis, raccoglie e registra i dati circa gli animali ritrovati sulle spiagge francesi. Gli arenamenti dei delfini comuni, la maggior parte dei quali avvenuti durante i mesi invernali, sono tornati a livelli significativi dopo alcuni anni di declino.

Ce lo spiega Hélène Peltier, anch'essa ricercatrice presso l'Osservatorio Pélagis. "Siamo tornati a livelli molto alti soprattutto nel 2016, 2017 e 2018 ma non si tratta di una novità", osserva la scienziata. Aggiunge che "tre quarti di questi animali recano tracce di catture accidentali da parte di attrezzi da pesca. Tracce esterne, ovvie, ma anche tracce interne che vengono scoperte dopo le dissezioni".

Delfino á Talmont Saint Hilaire con una frattura alla mandibola. ® Observatoire PELAGIS

I marchi sui loro corpi fatti dalle maglie delle reti si sommano alle pinne amputate, i rostri rotti, le mascelle fratturate e ai segni di asfissia.

Delfino comune ritrovato nella Vandea con tracce di reti da pesca - Observatoire PELAGIS/A. Hébert

I delfini comuni, i più interessati da questo fenomeno, "sono più abbondanti sulla piattaforma continentale in inverno che però è anche il momento di maggiore attività peschereccia", spiega Olivier Van Canneyt. "Tutti cercano pesce, sia delfini che pescatori. Poi possono esserci problemi di catture collaterali più in mare aperto nei mesi estivi, ma la cosa non è rilevabile osservando solo gli spiaggiamenti". Lo specialista dell'Osservatorio Pelagis cita l'esempio della pesca dei tonni nella quale non è raro "tirar su" anche dei delfini.

I delfini comuni rimangono intrappolati per lo più dai pescherecci dotati di reti da traino pelagiche, reti a zavorra con grandi aperture che possono essere utilizzate da una o due imbarcazioni. In Francia, i pescherecci da traino rappresentano oltre il 30% della flotta composta da oltre 6.000 unità.

Un attrezzo utilizzato per respingere i cetacei - Lamiot (CC BY-SA 3.0)

Olivier Van Canneyt spiega che "per quanto riguarda la pesca a strascico pelagica, molti aspetti sono stati sperimentati in passato: l'introduzione di vie di fuga per i delfini o l'utilizzo di reti che impediscano ai cetacei di penetrare al loro interno". Ma, continua il ricercatore, "tutto ciò non ha dato molti frutti".

Il modo più interessante per cercare di ridurre queste catture accidentali è l'uso di repellenti acustici fissati sulle reti. Tuttavia, se questi strumenti sono da una lato già presenti sul mercato, non sono adatti alle reti da traino pelagiche e ai delfini comuni.

Sono stati concepiti per impedire la cattura accidentale delle focene nelle reti da posta comuni, adatte ad imbarcazioni più piccole dei pescherecci da traino.

Carcasse di delfini comuni esaminate a Charente-Maritime © OVanCanneyt_ObservatoirePELAGIS

"Quando un delfino entra in una rete da traino pelagica, un dispositivo piuttosto rumoroso, sa cosa sta facendo, ma non sa come uscirne. Sembra stupido ma la cosa non è casuale", dice Olivier Van Canneyt, aggiungendo che dovrebbero essere sviluppati repellenti acustici più potenti.

Un programma per l'installazione di tali pinger sulle reti da traino dovrebbe essere avviato il prossimo inverno in Francia.

Ma se la Francia è la più interessata dagli arenamenti, "il problema", per Olivier Van Canneyt, "non riguarda solo le acque territoriali francesi, vale a dire 12 miglia nautiche (più di 22 km). Va un po' più lontano, dove ci sono davvero altre attività di pesca straniere".

Hélène Peltier continua: "Nel Golfo di Biscaglia, ci sono attività di pesca soprattutto spagnole che rappresentano uno sforzo significativo. C'è anche la questione dei grandi congelatori industriali, che sono principalmente pescherecci olandesi, ma anche francesi".

Delfino trovato con amputazioni nell'Ile de Ré - ©FDemaret ObservatoirePELAGIS.

Gli scienziati sottolineano anche la differenza di normative a livello nazionale ed europeo. "A livello francese, stiamo già cercando di prendere decisioni per trovare soluzioni che migliorino la conoscenza. A livello europeo, vista la posta in gioco, la situazione è estremamente complicata. In termini di regolamenti esistono quote di pesca, per esempio: ci sono delle questioni che sono completamente fuori dalla nostra portata", analizza Hélène Peltier.

Foto: G. Doremus

Gli scienziati dispongono di scarse informazioni a livello europeo. La popolazione di delfini comuni presenti nella piattaforma continentale del Golfo di Biscaglia e nel Canale della Manica è stimata intorno ai 180mila esemplari. La mortalità degli attrezzi da pesca in Francia è ben documentata ma non lo è necessariamente in altri paesi colpiti dal fenomeno.

Tuttavia, sono state avviate collaborazioni con altre nazioni, in particolare con il Regno Unito e la Cornovaglia, per cercare di tracciare un quadro più completo del problema. In questa zona dell'Atlantico, gli esperti ritengono che la mortalità per cattura collaterale supererebbe la soglia di diverse migliaia di delfini comuni. "Abbiamo delle stime a livello europeo, ma prendere delle misure è sempre più complicato", osserva Olivier Van Canneyt.

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Sviluppare lo scambio tra scienziati e pescatori

Gli scienziati chiedono "più osservazioni a bordo delle navi" nel tentativo di ridurre le catture collaterali. "Abbiamo un grande deficit di dati, quindi è difficile trovare soluzioni tecniche appropriate. Ci vuole tempo, perché bisogna creare un clima di fiducia tra pescatori e scienziati", spiega Olivier Van Canneyt.

"Il programma che si svolgerà il prossimo inverno, finanziato dai fondi europei, si baserà sul test del pinger. Ma ci sarà anche tutta una serie di indagini tra i professionisti della pesca. Cercheremo di sviluppare, come primo passo, una lista di best practices. Quindi cercheremo di mettere in atto misure reali adatte al settore della pesca che non siano estremamente restrittive, ma che permetta di ridurre la casistica", conclude lo specialista dell'Osservatorio Pélagis.

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