Il caso di Mechelen, piccola città del Belgio dove i suoi abitanti hanno 130 nazionalità diverse
Benvenuti a Mechelen, una piccola città delle fiandre, in Belgio. Qui i suoi 90.00 abitanti provengono da 130 Paesi diversi.
Durante gli ultimi decenni la città si è guadagnata una buona reputazione per essere riuscita ad integrare sia rifugiati che gli immigrati di vecchia e nuova generazione. Un risultato ottenuto anche grazie a un programma di incontri tra i nuovi arrivati e i residenti, che ha aumentato la fiducia e il rispetto reciproco come ci spiega il suo sindaco.
"Viviamo in una realtà fatta di apartheid- sostiene Bart Somers- dove si parla spesso dei benefici della diversità, ma alla fine quante persone conosciamo nella nostra vita che provengono da un contesto culturale diverso dal nostro? La lotta alla segregazione è importante per creare un' unica comunità di cittadini a Mechelen".
In una città dove vivono 20.000 musulmani, più che in Ungheria e Slovacchia messe insieme, la deriva populista è stata contrastata attuando in primis politiche di sicurezza e tramite la riqualificazione dei quartieri più poveri.
"Se in città c'è troppa criminalità e le strade sono sporche, la gente incolperà due gruppi di persone: i politici democratici - e quindi si cercherà un'alternativa, magari estrema- e in secondo luogo incolperà i migranti, perché è facile dire che sono loro responsabili del declino delle nostre città"
Solo 20 anni fa questa città era considerata tra le più malfamate del Belgio a causa della disoccupazione, dell'alto tasso di criminalità e di povertà. Ora è annoverata tra le migliori del Paese.
Se è vero che Mechelen è un buon esempio di integrazione, è anche vero che per raggiungere questo risultato le città europee devono far fronte a molte sfide, come i costi aggiuntivi che pesano sulle finanze pubbliche, la mancanza di coordinamento internazionale e resistenze da parte della politica e dell'opinione pubblica.
Nel dibattito attuale spesso si invoca solidarietà europea, ma mentre le politiche di accoglienza sono decise a livello nazionale, chi si trova a dover fare i conti con i fatti sono le realtà locali. Per il Consiglio delle municipalità europee è quindi prima necessario creare le condizioni per questa solidarietà.
"Il problema è che gli Stati ritengono che l'accoglienza dei migranti sia una loro responsabilità ed è vero - afferma il segretario generale, Frédéric Vallier-. Ma quando arrivano le persone, sono i comuni a dover affrontare i problemi legati accoglienza, le emergenze e gli alloggi. Per questo motivo chiediamo un fondo europeo dedicato alle amministrazioni locali che sono disposte ad accogliere i rifugiati, per poterle sostenere nelle loro attività ".
La realtà di Mechelen sembra lontana da quella di molte città Italiane in cui i segni della crisi economica rendono difficile l'integrazione di migranti e rifugiati, spesso percepiti come una minaccia alla sicurezza e al benessere di comunità già di per se fragili. E mentre i governi europei continuano a scaraventarsi tra di loro la patata bollente dell’immigrazione, impressione è che le soluzioni siano lasciate alla buona volontà e alla lungimiranza delle amministrazioni locali.