Nel giorno del 70esimo anniversario della fondazione di Israele e dell'apertura dell'ambasciata americana a Gerusalemme, proteste e scontri a Gaza e in Cisgiordania: 58 morti e 2400 feriti. Netanyahu: "Dobbiamo difenderci dai terroristi di Hamas".
Il Giorno dell'Ira: tragico bilancio
Non è stata scelta una data a caso, per l'inaugurazione dell'ambasciata americana a Gerusalemme.**
E' stato scelto il 14 maggio, 70esimo anniversario della fondazione di Israele.**
Ma la rabbia palestinese - circa 40 mila persone - si è riversato al confine tra Gaza e Israele e in Cisgiordania, in particolare a Hebron, Betlemme, Ramallah e Jeinin: è il giorno del trasferimento ufficiale dell'ambasciata degli Stati Uniti in territorio israeliano da Tel Aviv a Gerusalemme.
I violenti scontri di questo lunedì, il "Giorno dell'Ira", tra i palestinesi e l'esercito israeliano hanno causato 58 morti (tra cui 8 vittime sotto i 16 anni) e migliaia di feriti (addirittura 2400, considerati anche gli intossicati dai gas lacrimogeni, tra cui 200 bambini), secondo fonti palestinesi.
Almeno trenta dei feriti sono in uno stato di estrema gravità, 71 sono considerati seri, circa 800 di media gravità e un migliaio sono considerati feriti di lieve entità.
Più di 918 feriti sono stati colpiti con munizioni "vere", cinque con proiettili ricostruiti, 98 con resti di schegge, 196 da percosse e lividi e più di 700 sono stati trattati per asfissia da gas lacrimogeni.
Il ministero palestinese della Sanità ha anche riferito che sono stati sparati colpi a giornalisti e personale medico: un paramedico è morto e due sono rimasti feriti.
Il giorno più nero
Questo lunedì è il giorno piü nero della recente storia del conflitto israelo-palestinese, almeno dai tempi della cosiddetta "Guerra di Gaza" (luglio-agosto 2014).
L'operazione "Margine di Protezione" causò 66 vittime tra i militari israeliani e 6 tra i civili, oltre 2300 morti tra i palestinesi (almeno secondo i dati forniti dalle autorità sanitarie della Striscia di Gaza).
Le autorità sanitarie palestinesi hanno chiesto al ministero della sanità dell'Egitto di inviare medicinali e forniture mediche di emergenza agli ospedali nella Striscia di Gaza, così come team medici specializzati in chirurgia vascolare, ortopedia, anestesia e terapia intensiva hanno richiesto l'autorizzazione per la partenza di feriti palestinesi in centri specializzati in Egitto.
Proteste senza fine
Le proteste non accennano a placarsi.
Dagli altoparlanti delle moschee di Gaza, i muezzin esortano i palestinesi a unirsi alla cosiddetta "Grande Marcia di Ritorno", che negli ultimi sei venerdi di protesta ha causato almeno 40 morti.
La "marcia" è stata organizzata per ricordare il giorno della Nakba, la "catastrofe", come i palestinesi considerano la nascita dello Stato d'Israele nel 1948.
Le proteste rischiano di continuare questo martedi, il giorno in cui i palestinesi commemorano la "Nakba".
La giustificazione di Netanyahu
Il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu ha così giustificato l'uso della forza: "I_sraele ha il diritto di difendersi di terroristi di Hamas. L'organizzazione terrorista proclama la sua intenzione di distruggere Israele, e manda migliaia di persone a forzare il confine a tal fine_", ha detto Netanyahu, assicurando che Israele continuerà ad agire "con determinazione".
E sul suo profilo Twitter scrive: "Una pace che si basa sulle bugie si schianterà sulle rocce della realtà mediorientale. Si può costruire la pace solo sulla verità, e la verità è che Gerusalemme è stata e sarà sempre la capitale del popolo ebraico, la capitale dello stato ebraico".
"Amico Trump"
A Gerusalemme, intanto, i cartelloni ricordano che Trump è un amico: e sventolano le bandiere a stelle e strisce.
L'ambasciata americana appena inaugurata si trova nella zona residenziale di Arnona, a pochi passi dal kibbutz di Ramat Ramachel, nella periferia meridionale della città.
Il comune di Gerusalemme ha già fatto mettere dei segnali stradali che indicano la nuova sede e una vicina rotonda verrà chiamata "Piazza Stati Uniti".
Minuscola partecipazione europea
All'inaugurazione della sede diplomatica di Washigton a Gerusalemme erano presenti solo 4 dei 28 paesi dell'Unione Europea: Austria, Ungheria, Romania e Rep.Ceca.
Bucarest e Praga, in particolare, hanno già deciso lo spostamento della loro ambasciata a Gerusalemme, che avverrà nei prossimi mesi.
Trump, ma non Donald: Ivanka
Il presidente americano Donald Trump, che annunciò il trasferimento dell'ambasciata lo scorso 6 dicembre scatenando la reazione palestinese (e di buona parte del mondo intero), non era fisicamente a Gerusalemme, ma era presente tramite videomessaggio.
A rappresentarlo, insieme ad una delegazione ufficiale, anche la figlia Ivanka, con il marito Jared Kushner, consigliere speciale del Presidente per le questioni mediorientali, accolti con entusiasmo dal premier israeliano Benjamin Netanyahu e dalla moglie Sara.
E' stata proprio Ivanka Trump a togliere il velo alla targa dell'ambasciata Usa a Gerusalemme.
La delegazione americana, oltre a Ivanka Trump, è composta dal Segretario al Tesoro Steven Mnuchin e dal vice Segretario di Stato John J. Sullivan.
Presente anche il negoziatore internazionale e consulente di Trump, Jason D. Greenblatt.
Nella prima fase, a Gerusalemme, si trasferiranno soltanto l'ambasciatore David Friedman e i suoi collaboratori più stretti, meno di una mezza dozzina di persone.