I leader di Lega e Movimento Cinque Stelle si sono incontrati in Parlamento. Poi tavolo tecnico. Chiesti altri due giorni al Capo dello Stato che da Firenze richiama all'"Unione Europea"
Al momento l'unica cosa certa è che il Governo già definito "Giallo-Verde" tra Il Movimento Cinque Stelle e Lega si farà. C'è il placet piu' o meno forzato di Silvio Berlusconi che dice di si, ma con Forza Italia che non voterà, salvo ripensamenti, la fiducia al nascente esecutivo. Nel frattempo a Montecitorio il primo dei faccia a faccia fra Matteo Salvini e Di Maio al centro dell'incontro programma e la lista dei ministri. I due hanno chiesto al Capo dello Stato Mattarella tempo fino a lunedì, ma in una nota congiunta hanno confermato: "grandi passi avanti".
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Per quanto riguarda la squadra di Governo, dopo i due leader, si sono riuniti i responsabili tecnici dei diversi settori del Movimento 5 stelle e della Lega. Non ci si sbottona. Come eventuale premier si è passati dallo stesso Salvini, al suo vice Giorgetti, fino a una figura terza, ma di "alto profilo". Intanto, i due leader stanno anche riflettendo sull'opportunità di fare parte o meno dell'esecutivo e se si, con quali ruoli.
Intanto la crisi è costata a Piazza Affari il livello piu' basso del mese dell'indice azionario italiano e per questo c'è grande attenzione da parte dell'Europa dove gli analisti si dicono preoccupati della nascita di un Governo a trazione populista.
In questo senso è arrivato il monito del Capo Dello Stato Mattarella da Firenze alla conferenza dello 'State of the Union': "Più sicuri che nel dopoguerra, più liberi che nel dopoguerra, più benestanti che nel dopoguerra, rischiamo di apparire oggi privi di determinazione rispetto alle sfide che dobbiamo affrontare. E qualcuno, di fronte a un cammino che è divenuto gravoso, cede alla tentazione di cercare in formule ottocentesche la soluzione ai problemi degli anni 2000. Nel turbamento del mondo - ha evidenziato - quanto apparirebbe necessario il ruolo di equilibrio svolto da un concerto di 27 Paesi, tanto si mostra ampio il divario tra l'essere e il dover essere di un'ampia comunità che trova la sua dimensione in uno spazio già condiviso. Mai, dunque, come oggi appare urgente "unire".
**PER APPROFONDIRE L'EDITORIALE DI DIEGO MALCANGI
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