Mafia: colpita la rete di Matteo Messina Denaro

Mafia: colpita la rete di Matteo Messina Denaro
Di Salvatore Falco
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Il boss latitante dal 1993 era in Calabria ed è tornato. Due indagati giustificano l'omicidio del figlio del collaboratore di giustizia Santo Di Matteo, Giuseppe, sciolto nell'acido.

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Matteo Messina Denaro continua a comandare Cosa Nostra, ma da oggi la sua rete è più fragile.

Un blitz in provincia di Trapani colpisce i fiancheggiatori del boss: 21 i fermati nell'operazione che ha consentito di individuare la rete utilizzata per lo smistamento dei 'pizzini' con i quali Messina Denaro dava le disposizioni agli affiliati.

Le indagini di Polizia, Carabinieri e Dia hanno fatto emergere anche che il boss latitante dal 1993 era in Calabria ed è tornato.

Un fatto che testimonia il capillare controllo del territorio, oltre al sistematico ricorso all'intimidazione per infiltrare il tessuto economico locale, compresi i settori dell'eolico, delle scommesse e le aste giudiziarie per riprendersi i beni sequestrati. Non a caso tra gli arrestati per concorso esterno c'è il 're' dei giochi di Trapani, accusato di finanziare la latitanza.

Il particolare più inquietante che emerge dalle intercettazioni è quello di due indagati che giustificano l'omicidio del figlio del collaboratore di giustizia Santo Di Matteo, Giuseppe, sciolto nell'acido.

Gaspare Como, uno dei cognati del boss latitante, arrestato nell'ambito dell'operazione, ricopriva "un ruolo di vertice operativo". Palese come Messina Denaro abbia privilegiato, nella scelta dei soggetti da porre al comando dell'organizzazione, il criterio "dinastico".

Dalle intercettazioni emerge, inoltre, che i mafiosi hanno una maniacale attenzione ai sistemi di comunicazione, fanno un uso particolarmente accorto dei cellulari e fanno bonifiche continue.

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