Sarebbero arrivati dopo ritardi provocati, secondo le accuse, da mancati permessi dati da Damasco
Gli ispettori dell'Opac sono entrati a Douma, la cittadina colpita da un presunto attacco chimico il 7 aprile scorso, per indagare sull'accaduto. A dirlo l'ambasciatore siriano all'Onu. E qui terminano i punti comuni nel racconto del governo di Damasco e della comunità internazionale. Perché c'è stata una certa confusione iniziale circa i motivi del ritardo delle ispezioni. Washington ha accusato la Siria di ritardare le visite per permettere ai resti di elementi chimici presenti nell'area di disperdersi.
I militari russi dicono invece di aver trovato un laboratorio a Duma usato dai miliziani per fabbricare armi chimiche e sempre media vicini al presidente Assad affermano che sia stata scoperta una fossa comune con almeno 30 cadaveri.
Dal lato strategico-diplomatico il ministro degli Esteri saudita, Adel al Jubeir, ha annunciato che il Regno sta discutendo con l'amministrazione Trump del possibile invio di truppe in Siria, che gli Stati Uniti vogliono invece lasciare.