Il presidente francese spezza l'immobilismo internazionale, incontra una delegazione delle forze democratiche siriane, composte da combattenti arabi e curdi, e promette l'aiuto francese in Siria. Anche con l'invio di truppe speciali, afferma il rappresentante del Rojava. Obiettivo: difendere Manbji.
Il presidente francese Emmanuel Macron spezza l'immobilismo internazionale e, giovedi a Parigi, ha incontrato una delegazione delle forze democratiche siriane (Fds), composta - si legge in un comunicato dell'Eliseo - in parti uguali da uomini e donne, da combattenti arabi e curdi siriani".
E' la prima volta che avviene, dall'inizio della crisi nel nord della Siria.
Al termine dell'incontro, lo stesso presidente ha garantito il sostegno della Francia, per la stabilizzazione della zona di sicurezza nel Nord-Est della Siria, per un governo inclusivo e equilibrato, per prevenire il ritorno dell’Isis e in attesa di una soluzione politica al conflitto siriano.
Secondo il rappresentante del Rojava, la zona autonoma del nord della Siria autoproclamatasi curda, Macron si sarebbe impegnato a garantire anche il ritorno ad Afrin dei civili curdi cacciati dall'avanzata turca e per questo avrebbe deciso di inviare presto truppe speciale francesi, coordinate con quelle americane.
Uno degli obiettivi è difendere la città Manbij, che rischia di cadere in mani turche, proprio come Afrin.
"Siamo pronti a difendere Manbij, ma non è così facile che gli Stati Uniti lascino i loro alleati", dice Abu Ali Nejm, membro principale del Consiglio militare di Manbij (MMC). "Da più di due anni e mezzo siamo insieme nella coalizione, abbiamo liberato Manbij insieme e ci hanno rassicurato, abbiamo un accordo con loro: i nostri uomini e le nostre donne sono addestrati e armati dalla coalizione".
Soldati francesi sono presenti nella zona del conflitto, in Iraq e Siria, fin dal 2016: l'invio di nuove truppe stavolta, però, non sarà per combattere l'Isis, ma per proteggere i curdi dall'offensiva turca.
La situazione politica e militare in Siria continua a rimanere estremamente confusa e frastagliata. Da una parte le ambizioni della Turchia, dall'altra il sogno di libertà del popolo curdo.