Bruxelles paralizzata dalla rabbia dei tassisti contro Uber

Bruxelles paralizzata dalla rabbia dei tassisti contro Uber
Di Elena Cavallone
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In centinaia per dire no alla liberalizzazione di un settore, finora monopolio delle compagnie di taxi

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Una città bloccata ostaggio dei taxi: in centinaia martedì sono venuti da tutta Europa a Bruxelles per protestare contro la liberalizzazione del settore. Il nemico per eccellenza dei manifestanti è Uber, di cui i tassiti denunciano le pratiche di concorrenza sleale. Ma chi si è trovato in mezzo al traffico non ha affatto gradito il modo in cui i manifestanti hanno fatto sentire la loro voce.

"Non è normale, non è giusto", esplode un signore a bordo della sua vettura. "Non è giusto per noi che lavoriamo, che usiamo le strade, che dobbiamo andare a lavoro. Non sono riuscito a lavorare a causa di questa manifestazione".

Nonostante in alcuni paesi sua stato vietato, sotto altre forme Uber ha continuato a operare nel settore del trasposto passeggeri, una volta monopolio esclusivo delle compagnie di taxi.

"Per tre anni abbiamo visto diminuire il nostro salario del 30-40%. Non riusciamo più a pagare le tasse, non riusciamo a pagare l'affitto", spiega un tassista.

Ormai sempre più utenti preferiscono rivolgersi alla piattaforma Uber, considerata più conveniente e affidabile del taxi tradizionale. Come ammette un passante: "Uber offre un servizio migliore rispetto al taxi, nel senso che ispira più fiducia perché sappiamo chi è il conducente, di solito è più economico e si può monitorare il percorso”.

In Belgio è attivo UberX: un servizio di noleggio auto con autisti indipendenti in possesso di una licenza e di un veicolo registrato. A livello fiscale e legale non sono equiparati ai taxi, ma la loro attività è quasi identica.

“Ogni corsa che facciamo per Uber o per un’altra piattaforma, è registrata e quindi lo stato può sapere quanto abbiamo guadagnato in un anno, mentre non la stessa cosa non è possibile per i taxi", racconta ad euronews Ferdando Redondo.

Da Uber a Airbnb, otre alla condivisione le c.d sharing economies portano anche delle questioni da risolvere, come le tasse, la sicurezza e rispetto della concorrenza. Il dilemma in Europa è regolare senza soffocare queste realtà.

Adina Claici ha passato molti anni presso la Commissione europea, occupandosi di concorrenza prima di passare ad una società di consulenza. Ci spiega che davanti al fenomeno delle economie della condivisione la risposta normativa finora non sempre è stata efficace perchè "le economie digitali sono molto veloci, mentre la regolamentazione è un processo lento. Si tratta di una sfida importante nel futuro perchè senza una adeguata legislazione, oppure con una cornice normativa troppo rigida si rischia in un caso di danneggiare alcune categorie professionali, o nell'altro di ostacolare la concorrenza". 

La questione è delicata e lo scontro tra settori tradizionali e realtà emergenti sarà duro, soprattutto per il giro di affari che generano. Secondo uno studio della Commissione europea,entro il 2025 le economie della condivisione produrranno ricavi per 83 miliardi di euro.

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