Nicola Pasini commenta la campagna elettorale e parla di "Democrazia in crisi di funzionamento" e partiti che "hanno delegato la loro funzione".
La democrazia? Non è in un'irrimediabile agonia ma da quando i partiti hanno abdicato non riesce più a funzionare bene. Abbiamo chiesto al professor Nicola Pasini, docente di scienza politica alla Statale di Milano, una lettura di questa campagna elettorale stanca e a volte violenta.
"Siamo in una situazione non solo in Italia di crisi non tanto del regime democratico quanto crisi nella democrazia, crisi di funzionamento. I partiti politici sono in una sorta di stato comatoso e nonostante questo sono comunque i soggetti e gli attori che competono alle elezioni, ma il mondo cambia in modo ormai autonomo, dettato dall’innovazione tecnologica, scientifica e così via".
I partiti possono in qualche agire per invertire questa tendenza?
"La politica è in difficoltà dal punto di vista strutturale ha perso la sua autonomia. Ormai ci sono agenzie che modellano le preferenze dei cittadfini e che si sostituiscono ai partiti politici e poi abbiamo la tecnologia la scienza che mettono all’angolo la politica. Oggi è difficile pensare che sia la politica a cambiare in mondo".
Pasini in una parola come definirebbe lo scenario politico attuale in Italia?
"Confuso stanco e non interessante. Questa campagna non fa vedere nulla di buono in termini di visione del Paese mi sembra che si giochi a raccontare favole che non possono essere realizzate con delle promesse inattendibili e credo che l’elettorato non sia così allocco da credere a tutte le bufale".
Tra poco finisce una campagna elettorale in cui non si parla di nulla e nessuno ascolta