Carnevale e politica, quando i piani si confondono

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Di Diego Malcangi
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Lontani dalle piazze, i leader dei grandi partiti hanno parlato di programmi negli studi televisivi: troppo poco, in una campagna elettorale caratterizzata dalla loro assenza e dalla ricerca del nemico.

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Sarà forse meglio in futuro evitare di tenere una tornata elettorale in periodo di carnevale, ché i piani rischiano di confondersi: c'è un’Italia in svendita, l’Italia dei reucci banditi che menano vanto di ricchezze che da tempo non hanno più, rappresentata nei carri allegorici come nelle cronache quotidiane dei fallimenti degli imbrogli e delle cessioni.

L’Italia anche che si ammanta di giovanilismo per paura di invecchiare, quella del "ciao ragazzi" detto ai cinquantenni, quella che ha cercato e forse cerca ancora la novità, il cambiamento nella classe politica dei rottamatori e dei Salvini e Di Maio: la coppia Renzi-Boschi in cima, nel carro visto al Carnevale di Fano, e i leader anti-potere ciascuno a correre nella sua direzione.

Il dinamismo c’è, forse solo quello, i risultati forse si possono intuire anche dal carro successivo, quello in cui un Berlusconi pezzente lustra le scarpe di Trump in compagnia proprio di Renzi. Mentre l’americano strizza una donnina, i due pur in apparenza lontani collaborano amabilmente l’uno strizzando il tubetto del lucido e l’altro strusciando a dovere. Entrambi con un giovanilissimo sorriso.

Di proposte politiche, almeno per migliorare la qualità del lucido, non se ne sono sentite molte. A scendere in strada, fino a una settimana dal voto, erano gli slogan contro. Contro i migranti, contro i razzisti; contro l’insicurezza, contro i fascisti. Temi buoni per ogni stagione di crisi, maschere che si rispolverano quando s’ha poco da dire. Anche quando l’attualità giustifica la manifestazione, anche quando la gente che si esprime è tanta e bella.

Quella che resta, a conclusione di questa strana campagna senza manifesti nè comizi (se si escludono gli ultimi giorni) è l’allegoria di un’Italia che al voto ci va controvoglia, dopo aver chiesto per anni una nuova legge e il ritorno alle urne.

Di un’Italia che forse ha anche rinunciato a cercare se stessa, quando il carnevale finisce e non resta che il sacchetto vuoto dei coriandoli.

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