Il segreto degli All Blacks? Lavoro duro e rispetto. Euronews incontra i campioni del rugby

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Di Cinzia Rizzi
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C‘è una squadra conosciuta in tutto il mondo, anche da coloro che non amano particolarmente la palla ovale: si tratta della nazionale neozelandese di rugby.

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C‘è una squadra conosciuta in tutto il mondo, anche da coloro che non amano particolarmente la palla ovale. Parliamo degli All Blacks, la più grande squadra di rugby di tutti i tempi. Sono quasi imbattibili, ma soprattutto incarnano valori molto importanti, come la sportività, l’unità, l’amicizia e il rispetto.

euronews ha incontrato Grant Fox, Keven Mealamu e Conrad Smith a Oviedo in Spagna, dove hanno ricevuto il Premio Principessa delle Asturie per lo Sport.

Che significa per gli All Blacks ricevere questo prestigioso riconoscimento?
Grant Fox, All Blacks: “È un riconoscimento molto prestigioso e importante anche se, ad essere sinceri, non ne sapevamo molto finché non lo abbiamo ricevuto. Quando lo abbiamo visto abbiamo capito che si tratta di un premio veramente prestigioso e siamo molto onorati di partecipare a questo evento e ricevere un riconoscimento per lo sport. Un riconoscimento che non va solo al gruppo attuale, dal quale questi ragazzi si sono ritirati recentemente, mentre io da molto più tempo. Ma è per tutti i giocatori che hanno fatto parte della squadra. Rappresentiamo con orgoglio il nostro paese e questo premio è per tutti loro”.

Keven Mealamu, All Blacks: “Ne parlavamo anche ieri: da queste parti il rugby non è molto praticato e per noi ricevere un premio qui, dove probabilmente il calcio è molto più popolare, rende tutto ancora più speciale per noi”.

La Nuova Zelanda ha appena vinto il 15esimo titolo nel rugby championship: due anni fa è diventata la prima nazione a mantenere la Webb Ellis, la coppa assegnata ai campioni del mondo. Qual è il segreto del vostro successo?
Grant Fox: “In realtà non c‘è nessun segreto, davvero. C‘è solo un duro lavoro, non è vero? Siamo fortunati ad avere un gruppo di grandi talenti. I genitori sono molto coinvolti nelle attività dei loro figli e nelle scuole è facile fare sport. Abbiamo strutture di eccellenza ben gestite, ci manteniamo in forma, abbiamo ottimi programmi di allenamento e soprattutto mettiamo al centro la squadra. A nessuno è permesso di mettere il proprio interesse davanti alla squadra”.

Conrad Smith, All Blacks: “Per me gli All Blacks hanno sempre rappresentato la Nuova Zelanda. Non credo che questo valga sempre per tutte le squadre, ma gli All Blacks…siamo multiculturali: se guardiamo ai giocatori di oggi e di ieri troveremo sempre gli agricoltori e gli abitanti della città. All’interno della squadra ci sono tutte le culture, in maniera trasversale, ecco perché chi segue gli All Blacks ha un attaccamento speciale, perché ci riconosciamo. Per questo motivo gli All Blacks rappresentano così bene le persone e allo stesso modo il rugby è così speciale”.

Perché pensate che gli All Blacks siano così popolari in tutto il mondo, anche fuori dalla Nuova Zelanda o tra coloro non sono veri appassionati di rugby. Perché tutti si identificano negli All Blacks?
Grant Fox: “Penso che la risposta sia da ricercare nel modo in cui si comporta la squadra e non mi riferisco solo alle prestazioni. Facciamo bene quasi sempre, qualche volta perdiamo. Non battiamo sempre tutti come in passato, qualche volta perdiamo – non molto spesso al momento – Ma credo che il successo sia anche in questo, nell’esempio che dà la squadra con il suo comportamento. Innanzitutto siamo molto orgogliosi della nostra squadra e la squadra viene prima di tutto, l’ethos. Poi rispettiamo tutto ciò che circonda la squadra: i tifosi, i media, gli avversari. Rispettiamo tutti e siamo un gruppo molto umile. Non ci riteniamo superiori a chiunque altro nel nostro Paese. Siamo fortunati a giocare a rugby un po’ meglio e a livello professionistico, ma sotto qualsiasi altro aspetto siamo come una persona che, affronta un giorno di lavoro”.

Una delle parole chiave del rugby è ‘rispetto’, come avete detto. Qualcosa che non vediamo molto spesso in altri sport, come il calcio ad esempio. Perché c‘è questa differenza?
Conrad Smith: “Non ricordo chi mi ha insegnato a giocare a Rugby durante la mia infanzia. So solo che è qualcosa con cui cresci, partendo dal rispetto della persona, che sia un anziano, l’arbitro, tuo padre o il padre di un tuo amico. Impari a rispettare quel genere di persone e ti porti dentro questo sentimento per tutta la carriera. È una di quelle cose che fanno parte dello sport, ma non sai davvero perché, non sai da dove proviene e probabilmente non ti rendi conto che è una sensazione unica finché non guardi altri sport. Quindi è difficile rispondere perché è qualcosa con la quale siamo cresciuti”.

Gli infortuni con commozioni cerebrali stanno diventando sempre più un problema nel rugby. Cosa può essere fatto?
Keven Mealamu: “È un problema che stiamo affrontando e cerchiamo di lavorare sulla prevenzione, partendo ovviamente dal campo di allenamento. È importante che i nostri giovani giocatori, i giocatori di oggi, capiscano bene la tecnica perché con una tecnica migliore possiamo abbassare il rischio. Dall’altra parte bisogna intervenire subito quando ne avvertiamo i sintomi o vediamo qualcuno in difficoltà. Bisogna assisterli immediatamente perché il benessere del giocatore è la cosa più importante”.

Grant Fox: “Il rugby è solo per un breve periodo, c‘è il resto della vita davanti. Non giocheremmo mai un incontro se non fosse sicuro come deve essere”.

Considerate gli All Blacks favoriti nella prossima Coppa del Mondo in Giappone tra due anni? Chi potrebbe sottrarvi il terzo titolo consecutivo?
Grant Fox: “Voglio dire, probabilmente continueremo ad essere i favoriti, se continuiamo con la forma attuale che ci ha fatto conquistare gli ultimi due titoli. Siamo sempre i favoriti in ogni edizione della coppa del mondo. Ma vincere è un’altra questione: se il favorito vincesse sempre, avremmo vinto quasi tutti i trofei, ma non è sempre così. È un torneo duro da vincere. Ci sono tante squadre in grado di vincere la Coppa del Mondo: Inghilterra, Australia, Sudafrica, Francia, Irlanda, Galles e Scozia stanno migliorando, poi c‘è l’Argentina. Tante squadre stanno migliorando. Ci saranno ottime squadre nel 2019 in Giappone”.

Per finire la nostra intervista, cosa significa l’haka per un giocatore degli All Blacks?
Keven Mealamu: “Beh, probabilmente significa qualcosa di diverso a ciascuno di noi: il mio primo ricordo dell’haka risale alla Coppa del mondo di rugby del ’87. Foxy faceva parte di quel gruppo e ricordo alcuni dei miei giocatori preferiti esibirsi nell’haka. Il mio primo assaggio da ragazzino mi ha subito donato un legame molto forte. E poi come All Black, mi sento consapevole di quello che significa. Quando la facciamo sappiamo cosa significa per noi come squadra, cosa significa per noi come Paese. Per questo ci teniamo a interpretarla veramente bene. Non è che improvvisamente ricevi una carica di energia o ti connetti ad essa. Quando la capisci la interpreti meglio perché sei in connessione con essa”.

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