I corpi delle vittime dell'alluvione sono stati sepolti in fosse comuni perché avevano cominciato a decomporsi all'interno degli obitori stracolmi
Sono 450 le vittime accertate dall’alluvione a Freetown in Sierra Leone, tra loro 105 bambini, mentre si cercano i corpi di oltre 600 dispersi.
I sopravvissuti affrontano invece l’emergenza dell’indisponibilità di acqua potabile a causa delle molte sorgenti contaminate.
L’Unicef e il Ministero della Sanità cercano di prevenire la diffusione del colera.
“L’emergenza principale è segnalata lungo il fiume, dove la popolazione sopravvive bevendo l’acqua dai pozzetti lungo la riva, ma abbiamo impedito loro di bere l’acqua perché è contaminata”, dice un ufficiale dell’esercito.
I corpi sono stati sepolti in fosse comuni perché avevano cominciato a decomporsi all’interno degli obitori stracolmi e le autorità non sanno ancora i nomi di chi manca all’appello.
“Il nostro lavoro è quello di verificare coloro i quali si sono registrati e aggiornare tutta la lista. Inizialmente molte organizzazioni avevano cominciato a registrare i nomi dei sopravvissuti, delle vittime. Ci sono troppi elenchi”, spiega un volontario.
Le agenzie internazionali possono solo effettuare il monitoraggio dei bisogni, mentre resta drammatica la situazione nell’area di Regent. L’Ufficio di Sicurezza Nazionale stima che più di 3.000 persone abbiano perso le loro case.