Ritorna finalmente "Fantasio": fuochi d'artificio sulla scena parigina

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Di Euronews
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Splendide le voci, una per tutte: Marianne Crebassa. La regia è di quelle che lasciano il segno

“Fantasio” di Jacques Offenbach, opera scomparsa, dimenticata e poi tornata alla luce e ricomposta solo nel XXI secolo, va in scena a Parigi. Il Théâtre du Châtelet presenta l’opera autoritratto del genio di Colonia, quel “Fantasio” che racconta la storia di un sognatore senza più illusioni.

Libretto ad opera dei fratelli de Musset, il suo spartito, andato perduto, è stato ricostituito solo di recente. Si tratta di un’opéra comique, in cui le parti cantate si alternano dunque ai dialoghi.

Per il mezzosoprano Marianne Crebassa, il ruolo ‘en pantalon’ del protagonista: una sfida, e un trionfo.

“È un personaggio complesso, spiega. Teatralmente, perché Fantasio, travestendosi, sceglie lui stesso, a un certo punto dell’opera, di cambiare; e poi perché dentro, Fantasio, è un personaggio mutiplo: è un comtemplativo, e al contempo un temerario, ma è anche un disilluso. È la musica a portare l’emozione, e il lato romantico di Fantasio, mentre il testo parlato evidenzia più il suo lato capobanda, rivoluzionario, repubblicano. Quel che vi ho messo di mio è il coté spontaneo e giocoso che posso magari avere nella vita, ma anche un elemento profondamente malinconico.”

Con impavido talento Thomas Jolly, giovane e versatile regista, già attore di prosa, ha saputo sfruttare le sottigliezze presenti nel carattere dell’autore e del protagonista.

“È un Jacques Offenbach un po’ diverso rispetto a quel che conosciamo di lui, è un po’ più grave, più intimo, come se ammettesse la sua umanità; lo humour è meno presente, è meno brillante del solito, cerca meno il divertimento a favore della riflessione, dell’introspezione, anche. E, del resto, Offenbach cambia la fine rispetto alla pièce di de Musset su cui si basa l’opera, e lancia un vero e proprio appello alla pace, un inno, direi, alla pace, lui che era di origine tedesca e francese di adozione, ed era un vero pacifista.”

“Sono tutti dei grandi cantanti, prosegue Thomas, che però hanno pure – e questa è la qualità dei veri artisti -, l’umiltà e il coraggio di mettere per un attimo da parte la tecnica e l’idea di essere sempre efficienti, cosa tipica dell’opera, per accettare di cercare, di sbagliare, di sperimentare, come si fa in teatro; e questa esigenza di non essere sempre al top dell’efficienza per loro è stata una sorta di sfogo, e un’occasione di lavorare in modo diverso: la possibilità di non fare tutto bene subito, ma di utilizzare il processo della creazione: si cerca, si sperimenta, si fanno errori, magari, ma poi, al momento buono, si trova, perché, alla fine, questo è lo scopo!”

“Penso che in Fantasio, riflette Marianne le difficoltà siano in primo luogo relative al ‘colore’ della voce, perché ci sono due personaggi in uno. C’è dunque un lato più languido, romantico; mentre il personaggio buffone di corte presenta una scrittura più scoppiettante; e poi ci sono grandi momenti drammatici, con slanci e acuti spettacolari. Più che una cantante ho dovuto essere un’attrice, osare davvero, e mettere da parte ogni forma di pudore.”

“Fantasio”, in scena fino al 27 febbraio prossimo, è frutto della coproduzione tra il Grand Théâtre di Ginevra, l’Opéra di Rouen, l’Opéra National di Montpellier, e il Teatro Nazionale Croato di Zagabria.

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