Per la prima volta dal 2011 rappresentanti del regime siriano e dei gruppi ribelli combattenti si sono seduti attorno allo stesso tavolo.
Per la prima volta dal 2011 rappresentanti del regime siriano e dei gruppi ribelli combattenti si sono seduti attorno allo stesso tavolo. Ed è con questa constatazione che si esauriscono i punti positivi del vertice organizzato ad Astana, in Kazakistan, da Russia e Turchia. Nel merito, il dissenso tra le parti è praticamente totale.
Yahya Al-Aridi, portavoce dell’opposizione siriana: “Abbiamo constatato che la Russia è un interlocutore attento, che comprende. E prendiamo atto che dal punto di vista militare hanno ottenuto ciò che volevano in Siria. Ora intendono tradurre i risultati militari in un qualche tipo di vantaggio politico e, qualunque esso sia, non può avvenire senza di noi. E la condizione per l’ottenimento di risultati politici è il rispetto del cessate il fuoco”.
Il governo di Bashar Al-Assad, rappresentato dal leader della delegazione siriana Bashar Al-Jaafari, ha chiaramente accusato le opposizioni di sostenere i terroristi e la Turchia di essere uno Stato che ha violato la sovranità siriana.
“Questo incontro non è stato organizzato dal governo siriano, siamo stati invitati a partecipare” ha detto Al-Jaafari. “La Turchia ha un ruolo di garante dei gruppi armati terroristi perché è uno dei suoi operatori ed è su queste basi che siamo presenti a questo vertice. La Russia e la Repubblica Islamica d’Iran sono gli altri due garanti”.
Intanto sul terreno i presupposti per progredire verso la pace non sono per nulla scontati: negli ultimi due giorni le truppe governative si sono scontrate con gruppi ribelli a Wadi Barada, vicino a Damaso, e a Deir al-Zor, nell’Est del Paese, con militanti dell’Isis. Ieri poi per la prima volta i caccia russi hanno messo a punto una serie di raid assieme ai jet americani contro l’autoproclamato Stato Islamico vicino a Al-Bab, a Nord di Aleppo, sulla base di coordinate fornite dall’intelligence statunitense.