Paul Magnette sul Ceta: "La Vallonia non è sola, bisogna rinegoziare"

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La firma dell’accordo di libero scambio fra Canada e Ue rimane bloccata dal veto della regione della Vallonia, che non permette al Belgio di votare a favore.

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La firma dell’accordo di libero scambio fra Canada e Ue rimane bloccata dal veto della regione della Vallonia, che non permette al Belgio di votare a favore. Euronews ha intervistato Paul Magnette, ministro presidente della Vallonia.

Grégory Lory, euronews: Darete la vostra approvazione alla firma del Ceta come vi chiede l’Unione europea?

Paul Magnette, ministo presidente della Vallonia: “Ho detto chiaramente che c’erano punti fissati dal mio parlamento, li ho indicati già un anno fa alla Commissione europea. Succede che il parlamento della Vallonia abbia lo stesso potere di tutti i parlamenti nazionali nell’Unione europea, e quindi se noi non firmiamo, se noi non ratifichiamo il trattato, il trattato non vedrà mai la luce. Perciò io ho sempre detto di essere naturalmente favorevole a un trattato con il Canada, un trattato che sia avanzato, ma noi aspettiamo garanzie in materia di rispetto delle norme sociali, ambientali, dei diritti umani, di protezione del consumatore ecc. E quindi aspetto di vedere che testo la Commissione possa ancora presentare”.

Euronews: È un no categorico da parte vostra o siete pronti a negoziare?

Paul Magnette: “Io ho sempre detto che non era un puro e semplice rifiuto, non era un veto. Ho fatto presente alla commissaria Malmström quali fossero i problemi che avevamo ancora, poiché lunedì scorso la Commissione ci ha sottoposto un testo complementare, una serie di testi complementari, e noi li abbiamo esaminati. Li ho presentati al parlamento vallone. Ho spiegato al mio parlamento quali erano i progressi, li ho accolti positivamente, così come ho accolto positivamente il lavoro costruttivo che è stato fatto. Ma ho precisato anche quali fossero ancora le lacune in materia di protezione della nostra agricoltura, in materia di regolamenti delle tecniche d’arbitrato, e anche come fare per assicurarsi che solo imprese davvero canadesi, davvero con sede in Canada, che hanno un’attività economica reale in Canada, possano utilizzare il trattato in modo che non si trasformi in un cavallo di Troia per le multinazionali di altri paesi”.

Euronews: Sarebbe pronto a riaprire i negoziati con il Canada?

Paul Magnette: “Riaprire i negoziati con il Canada sarebbe la soluzione migliore, perché penso che la Vallonia non sia la sola ad avere problemi. Cominciamo a vedere delle clausole di deroga che svelano un po’ queste posizioni. La soluzione più saggia sarebbe di riaprire tutto. Come minimo abbiamo bisogno di garanzie legalmente vincolanti. Non voglio rinchiudermi in un calendario. Penso che nel momento in cui c‘è un calendario chiuso, appena si parla di ultimatum, questo non faciliti i negoziati. Credo che se vogliamo che i negoziati avanzino, non bisogna fare troppa pressione sui partner imponendo di dire sì a un determinato momento, perché questo rischia di portare a un no. Meglio lasciare aperte le possibilità. Tutto ora dipende in termini di tempo dalle proposte che saranno fatte. Se riceviamo molto rapidamente proposte molto costruttive, si può fare molto presto. Se no ci vorrà più tempo”.

Euronews: Che effetto fa ritrovarsi nel ruolo del piccolo villaggio dei galli che resiste alle pressioni europee e canadesi?

Paul Magnette: “Non mi sento isolato perché fra i numerosi contatti che ho avuto con omologhi di altri paesi si capisce bene che le nostre preoccupazioni sono ampiamente condivise. È solo che quando c‘è uno che esce dal mucchio, fa comodo agli altri, è un gioco classico della diplomazia. Ma so che le opinioni che difendo sono condivise da altri paesi europei e sono ampiamente condivise in seno alla società civile europea”.

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