A un passo da una raccomandazione - condizionata e temporanea - della Commissione Europea. Resta lo scetticismo di diversi paesi. E manca il definitivo via libera del Parlamento Europeo
Il premier Davutoglu a un passo dallo strappare l’agognata abolizione dei visti per i cittadini turchi nello spazio Schengen. Una raccomandazione in tal senso, seppur temporanea e sottoposta a una serie di condizioni, è attesa in giornata dalla Commissione Europea.
#teamjunckereu today: reform of #Europe's #Asylum system, #visa liberalisation, coordinated #EU action on internal borders, #TTIP update.
— Margaritis Schinas (@MargSchinas) 4 maggio 2016
La misura, di cui si attende l’applicazione a viaggi d’affari, in famiglia o turistici, per un periodo massimo di novanta giorni, dovrebbe essere accompagnata da una serie di riserve sulla mancata soddisfazione di alcuni dei 72 criteri richiesti ad Ankara per un’abolizione definitiva dei visti.
#teamjunckereu today: reform of #Europe's #Asylum system, #visa liberalisation, coordinated #EU action on internal borders, #TTIP update.
— Margaritis Schinas (@MargSchinas) 4 maggio 2016
Uno dei nodi chiave era stato sciolto appena ieri, grazie all’adozione di un decreto con cui la Turchia ha autorizzato l’abolizione dei visti per i cittadini di tutti i paesi dell’Unione Europea, compresa Cipro.
Turkey approves law among final hurdles for EU visa deal - Turkey&rsq ... - #green#cyprus - https://t.co/21h7rq2TOIpic.twitter.com/SPD3QPfgDK
— ecOiko Green Cyprus (@ecOikoinfo) May 4, 2016
Ankara ha fatto della misura un oggetto fondamentale dei negoziati con Bruxelles, minacciando a più riprese di far saltare l’accordo sul rimpatrio dei migranti, qualora non venisse adottata.
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Sul via libera definitivo pesa tuttavia ancora lo scetticismo di diversi paesi europei, che rimettono in questione l’adeguatezza della Turchia come paese d’accoglienza per i migranti e il rispetto di alcuni diritti fondamentali. Perché Ankara possa centrare l’obiettivo di una via libera definitivo entro il mese di giugno, la misura dovrà ottenere l’approvazione – tutt’altro che scontata – del Parlamento Europeo.