Un rintocco per ogni anno trascorso. Era l’una e 23 di notte del 26 aprile 1986 quando un test male eseguito nella centrale atomica di Chernobyl
Un rintocco per ogni anno trascorso. Era l’una e 23 di notte del 26 aprile 1986 quando un test male eseguito nella centrale atomica di Chernobyl provocò la peggiore catastrofe nella storia del nucleare civile.
Le vittime vengono commemorate ogni anno nella Cattedrale San Michele di Kiev. A trent’anni dal disastro, la cerimonia acquista un significato particolare per gli ex dipendenti della centrale sopravvissuti fino a oggi.
“Voglio ricordare tutte quelle persone, quegli impiegati che lavoravano con me. E anche mio figlio e mio marito, che non ci sono più”, dice Natalia.
Alla cerimonia c‘è anche Gheorghy, che all’impianto nucleare lavorava come ingegnere:
“Le autorità mi dissero che quelli come me, che vennero esposti alle radiazioni nei primi cinque giorni dall’incidente, avevano un’aspettativa di vita di tre anni e mezzo. Non l’abbiamo preso sul serio. Passarono cinque anni, poi quindici. Adesso ne sono passati trenta e per fortuna i miei amici e io siamo ancora vivi”.
Nelle due esplosioni avvenute a Chernobyl morirono due persone, altre ventinove nei primi giorni dopo l’incidente. Di preciso non si sa quante furono in tutto le vittime. Ma è certo che almeno quattro milioni di persone sono state esposte a livelli di radiazioni letali o sufficienti a causare patologie potenzialmente letali.