Il presidente dell'ex repubblica sovietica, in crisi a causa del crollo dei prezzi del greggio, ai nostri microfoni: "Stiamo facendo riforme per spingere i settori non petroliferi". I possibili risvol
Non è un momento positivo per l’economia dell’Azerbaigian. Se in anni recenti la ricchezza di petrolio aveva fatto la sua fortuna, oggi l’ex repubblica sovietica affacciata sul Mar Caspio subisce il contraccolpo del crollo dei prezzi dell’oro nero.
Il nostro obiettivo è quello di diversificare l'economia dell'Azerbaigian e creare un modello di sviluppo che non dipenda dai prezzi del petrolio
“La trasformazione è in atto – aggiunge Aliyev – stiamo introducendo un ampio pacchetto di riforme – sostenute dal Fondo monetario internazionale – incentrate su settori non petroliferi, come l’agricoltura, le nuove tecnologie, il turismo e altre attività. Sono certo che nei prossimi anni la dipendenza dell’Azerbaigian dal petrolio diminuirà ancora di più”.
Il Parlamento ha approvato la revisione del bilancio per quest’anno, la quale prevede un prezzo al barile di 25 dollari e tiene conto della forte svalutazione della moneta (il manat).
Recentemente, però, la crisi economica si è fatta sentire sotto forma di malcontento e di scontri tra manifestanti e polizia: “Non vediamo un legame diretto tra i prezzi del petrolio e sicurezza globale”, afferma Aliyev. “Di sicuro, però, se i prezzi del petrolio rimarranno bassi a lungo, ci potrebbero essere dei problemi, di tipo sociale ed economico. Perché alcuni Paesi sono abituati a registrare grosse entrate dal petrolio e se queste si riducono, i bilanci possono essere tagliati, causando risentimento”.
Ma per gli esperti il vero problema è l’assenza di reale cambiamento. Ilham Aliyev è infatti ancora circondato da consiglieri e ministri di suo padre Heydar, da cui ha ereditato il potere.