Nel giorno del vertice europeo con la Turchia, migliaia di migranti restano sempre bloccati nel campo di Idomeni, in territorio greco al confine con
Nel giorno del vertice europeo con la Turchia, migliaia di migranti restano sempre bloccati nel campo di Idomeni, in territorio greco al confine con la Macedonia.
Un confine aperto con il contagocce. Skopje ha introdotto ulteriori restrizioni, e oltre ad aver escluso gli afghani, fra i siriani e gli iracheni lascia passare solo chi proviene da città sotto assedio.
Qui aspettano di passare il varco circa 13 mila persone, che vivono in condizioni igienico-sanitarie disumane.
“Sono scappato dalla guerra in Siria non per trovare un altro tipo di morte in un campo come questo – dice questo giovane siriano in inglese – . Siamo sotto la pioggia, fa freddo. Dormiamo per terra. E’ una situazione orribile. Non so che cosa fare. Perché siamo qui?”.
In questo campo profughi il tempo è scandito soltanto dall’attesa di passare la frontiera e proseguire il viaggio lungo la rotta balcanica, con destinazione Germania e altri Paesi del nord Europa. Ma per molti il viaggio finisce qui.
La pioggia e il maltempo hanno reso la situazione ancora più difficile.
“Stanchezza, fatica, noia. Nella tenda non c‘è nulla – dice questa ragazza che parla arabo – . Dobbiamo fare la coda per qualsiasi cosa: per mangiare, per bere, per lavarci”.
Nel campo sono attive alcune organizzazioni non governative. Ma i volontari non hanno molti mezzi per dare aiuto, fanno quello che possono.
“Vedo molti bambini giocare tra i rifiuti e la spazzatura – dice uno di loro, Rober Astorgano – . Io cerco di aiutarli facendoli disegnare, do una penna e un foglio. Così giochiamo con loro e li facciamo in un certo senso contenti. E’ bello vedere spuntare un sorriso sui loro volti”.
Il governo greco sta pianificando la costruzione di altri campi che potrebbero accogliere fino a 17.500 profughi.