Le Nazioni Unite lanciano l’allarme sul rischio crisi umanitaria in Grecia, dopo la decisione dell’ex-Repubblica Jugoslava di Macedonia e dei Paesi
Le Nazioni Unite lanciano l’allarme sul rischio crisi umanitaria in Grecia, dopo la decisione dell’ex-Repubblica Jugoslava di Macedonia e dei Paesi balcanici di chiudere le frontiere. Sono ormai 10.000 circa le persone ancora “rinchiuse” al di là del confine ellenico, ammassate in prossimità del passaggio di frontiera di Idomeni.
Intisar Ali, viene da Mosul, in Iraq, ed è incinta: “Siamo preoccupati per le malattie, per il freddo, abbiamo bisogno di vestiti per i bambini, di un posto decente dove stare. La vede la nostra tenda? Ci stiamo in 7 e ce la siamo comprata noi”.
Da inizio gennaio sono oltre 130.000 i migranti arrivati in Europa attraversando il Mediterraneo a la quasi totalità è passata dalla Grecia.
Babar Baloch, portavoce dell’Alto Commissario per i Rifugiati dell’Onu: “Le decisioni unilaterali di chiudere le frontiere portano solo caos. Questa situazione aggrava la crisi umanitaria e la Grecia non può essere lasciata da sola ad affrontare una situazione del genere”.
L’Europa resta impantanata nell’impasse delle accuse reciproche tra i Paesi interessati dal flusso e che non trovano miglior soluzione che chiudere le frontiere. L’Unione Europea ha tuttavia proposto di sbloccare un fondo di aiuti umanitari di 700 milioni di euro destinati ai Paesi membri più interessati dal flusso migratorio, a partire dalla Grecia.
“Aiutateci. Fa freddo.”
7000 rifugiati bloccati a #Idomeni. Aprire canali legali e sicuri, subito #safepasagepic.twitter.com/bbaHEC9Bfu— amnesty italia (@amnestyitalia) 1 marzo 2016
Dorme. Ma resta una spettacolare vergogna #Idomenipic.twitter.com/QScKfuXG2F
— Matteo Pucciarelli (@il_pucciarelli) 2 marzo 2016