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L'Isil perde pezzi tra scontri e propaganda

L'Isil perde pezzi tra scontri e propaganda
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Di Euronews Agenzie:  Debora Gandini
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Tra desolazione e distruzione le bandiere nere dell’Isil indietreggiano su numerosi fronti. Questa è Sinjar in Iraq a poco più di un mese da quando

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Tra desolazione e distruzione le bandiere nere dell’Isil indietreggiano su numerosi fronti. Questa è Sinjar in Iraq a poco più di un mese da quando le forze curdo-irachene, appoggiate dai raid aerei della coalizione, il 13 novembre scorso, hanno strappato la città al gruppo jihadista. Caduta oltre un anno fa nelle mani dell’autoproclamato Stato Islamico, era diventata una rotta strategica di comunicazione tra la Siria e l’Iraq.

Una perdita pesante per l’Isil. Tanto che il suo leader Abu Bakr al-Baghdadi, dopo mesi di silenzio, è tornato a lanciare minacce. Nell’ultimo messaggio audio, diffuso dopo Natale, al-Baghdadi ha fatto sapere che il Califfato non è stato per nulla indebolito dai raid della coalizione.

La situazione attuale sembra tuttavia dimostrare il contrario. Non solo Sinjar o Tikrit. Anche Ramadi, città sulle sponde dell’Eufrate, sarebbe stata completamente liberata. Stando a un portavoce dell’unità anti-terrorismo di Baghdad tutti i miliziani dell’Isil sarebbero fuggiti o sarebbero stati uccisi.

‘‘Le pesanti perdite inflitte al gruppo integralista, fa notare Husham al-Hashimi analista politico, hanno portato il Califfo nero ad uscire di nuovo allo scoperto per incitare i combattenti jihadisti a continuare nella loro lotta”, fa notare Husham al-Hashimi analista politico.

Il grande interrogativo ora è: l’Isil è davvero in difficoltà oppure è solo una tattica? Stando ai fatti l’organizzazione sta perdendo pezzi, basi e militanti. Ma altrettanti combattenti ogni giorno sono pronti ad unirsi nella battaglia contro gli Stati Uniti, la Russia, Israele e l’Europa. Come ha sottolineato lo stesso Al-Baghdadi. Nulla di nuovo in quelle parole, sottolinea il Professor al-Hashimi. Se non aver menzionato un nuovo obiettivo: lo Stato ebraico.

Intanto a dispetto della propaganda del Califfo, l’Isil ha quasi 13mila chilometri quadrati in meno rispetto all’inizio del 2015.

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