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Rifugiati o migranti? Un'emergenza ancora irrisolta

Rifugiati o migranti? Un'emergenza ancora irrisolta
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Di Debora Gandini
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Rifugiati o migranti? Un dramma continuo. Come l’esodo di migliaia di disperati. Tra domenica e lunedì sono sbarcati sull’isola greca di Lesbo circa

Rifugiati o migranti? Un dramma continuo. Come l’esodo di migliaia di disperati. Tra domenica e lunedì sono sbarcati sull’isola greca di Lesbo circa 8.000 persone, in gran parte provenienti dal nord Africa.

Viaggi della speranza alla ricerca di un futuro migliore. Un futuro che per siriani, iracheni e afghani passa attraverso lo status di “rifugiato” e attraverso gli “hotspot” i centri di identificazione. In coda, senza speranze, ci sono invece marocchini, tunisini, iraniani, pakistani; per loro l’unica opzione è quella di tornare nel proprio paese. Una scelta obbligata. Come quella di Ahmed e Rasidi.

“Non abbiamo nulla da mangiare, abbiamo freddo. Non è vita”, fa notare Ahmed. “Per noi non c‘è speranza, non c‘è possibilità di continuare il nostro cammino. Ma deve esserci una soluzione anche per noi marocchini, perché, se restiamo qui in queste condizioni moriremo”, aggiunge l’amico Rasidi.

Molti migranti che provengono da Marocco, Tunisia, o Iran pagano anche migliaia di euro per comprare documenti falsi, con esiti quasi sempre negativi. I passaporti non ingannano le procedure di screening da parte degli agenti di polizia costretti a riportare gli immigrati ad Atene.

“C‘è chi scappa a 20 anni per diversi motivi. Io sono stato costretto a lasciare la mia famiglia, non avevo altra scelta” – racconta questo giovane iraniano che ha deciso di non essere musulmano. – “Se torno mi aspetta il carcere per diversi anni oppure potrei essere giustiziato solo perché ho preferito abbracciare un’altra religione. Non so cosa fare adesso.”

Sul posto è arrivata anche una delegazione del Comitato economico e sociale europeo (CESE) per incontrare le autorità locali e le ONG. Zoe è una volontaria greca che da tempo lavora per aiutare i migranti. Da prima che esplodesse la crisi sull’isola: “Tutta l’Europa deve capire che è necessario aiutare queste persone. I governi devono dare questo messaggio. Basta con le guerre. Tutti gli immigrati hanno bisogno di assistenza solo in questo modo si sentiranno protetti. La povertà più grande è quella di sentirsi trascurati e soli”, dichiara Zoe.

La linea di confine con la Macedonia è a pochi passi, ci fa notare Panos Kitsikopoulos, il nostro corrispondente a Idomeni. Per i greci questo non è che un passaggio ferroviario ma per le carovane di rifugiati che raggiungono questo luogo si tratta di un passo verso la loro “Terra Promessa”: i paesi dell’Europa settentrionale o occidentale.

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