Sono oltre 36 milioni gli spagnoli che votano oggi per le politiche. Le urne sono aperte anche a Barcellona, capoluogo della Catalogna, dove nel
Sono oltre 36 milioni gli spagnoli che votano oggi per le politiche. Le urne sono aperte anche a Barcellona, capoluogo della Catalogna, dove nel novembre del 2014 si è tenuto un referendum simbolico per l’indipendenza, dichiarato precedentemente illegittimo dalla Corte Costituzionale. Quando si è votato per le elezioni locali alla fine dello scorso settembre i secessionisti hanno vinto, senza ottenere però la maggioranza assoluta.
“Adessso votiamo per la Spagna, ma per me le elezioni fondamentali si sono tenute il 27 settembre, quando abbiamo votato per la Catalogna”, dice un giovane catalano.
“Molte persone sono state indecise fino all’ultimo minuto, credo che ci saranno cambiamenti”, commenta una donna che ha votato a Barcellona
“La situazione attuale è talmente tesa e spiacevole qui che un cambio ci vuole, un cambiamento per il meglio certo, non per il peggio”, dice un’altra donna al seggio.
Per molti il voto ha una valenza regionale. Alcuni vogliono che esca una coalizione di centro-destra per fermare il movimento secessionista. Altri vogliono portare al Parlamento di Madrid deputati nazionalisti, per negoziare con il nuovo governo.
L’ascesa di nuove formazioni politiche rende l’esito imprevedibile. Ma, per la prima volta, i partiti catalano e basco non saranno gli unici aghi della bilancia che permetteranno di formare una maggioranza. Queste elezioni serviranno a misurare se la paralisi politica in Catalogna avrà conseguenze anche sui partiti pro-indipendenza.