Poteva andare peggio, ma il timore per i destini della seconda economia mondiale non è svanito. È questo il giudizio degli analisti di fronte al
Poteva andare peggio, ma il timore per i destini della seconda economia mondiale non è svanito. È questo il giudizio degli analisti di fronte al Prodotto interno lordo di Pechino. Nel terzo trimestre la crescita è stata del 6,9%: meglio delle attese, ma in frenata rispetto al +7% del secondo.
Smentiti i pessimisti che parlavano di un “atterraggio duro” dovuto alla transizione del modello di sviluppo verso i consumi. Ma il dato è comunque il peggiore dai tempi della crisi.
“L’economia è sotto pressione a causa del rallentamento della crescita ed è entrata in una fase di aggiustamento”, ha dichiarato Sheng Laiyun. “I problemi sono la capacità produttiva in eccesso ereditata e un’industria tradizionale antiquata. I fondamentali economici però sono rimasti invariati e la situazione dell’impiego è positiva”, ha aggiunto.
Sempre che si voglia credere a Pechino, dato che, di fronte alla debolezza di import ed export, alcuni parlano di cifre “gonfiate”. E mentre altri sottolineano invece la crescita di consumi e servizi, la maggioranza degli esperti guarda alla banca centrale cinese. Quasi unanime la previsione di nuove misure di stimolo: un taglio del costo del denaro e un calo dei requisiti di liquidità per le banche.