Secondo il governo dell'Oman, un accordo tra ribelli e lealisti sarebbe più vicino
Seduta a terra, avvolta in uno scialle nero, l’ostaggio francese Isabelle Prime, rapita il 24 febbraio scorso nello Yemen, si rivolge al presidente Hollande, chiedendo di essere riportata a casa in fretta.
Il video, di una ventina di secondi, è stato autenticato dalle autorità di Parigi, che si dicono mobilitate per ottenere la liberazione di questa consulente di trent’anni: vittima collaterale del caos politico che regna da mesi nello Yemen.
Lunedì, la coalizione militare a guida saudita ha bombardardato le postazioni dei ribelli Houthi nella provincia settentrionale di Saada.
Eppure, secondo il governo dell’Oman, che tenta di mediare tra i ribelli e i sostenitori del deposto presidente yemenita Abd Rabbu Mansour Hadi, la distanza tra le parti si starebbe riducendo.
Il compromesso a cui si lavora a Mascate prevede una tregua di cinque settimane e la liberazione di prigionieri: quanto basta, forse, per rendere possibile un negoziato di pace a Ginevra sotto l’egida dell’Onu.