In Burundi è stata decretata per questo sabato una giornata di tregua. L’hanno stabilita i manifestanti per permettere alla popolazione di
In Burundi è stata decretata per questo sabato una giornata di tregua. L’hanno stabilita i manifestanti per permettere alla popolazione di approvvigionarsi ma anche seppellire i morti. Dal 26 aprile il Paese è teatro di scontri tra manifestanti anti-governativi e polizia. La miccia è esplosa nella capitale Bujumbura dopo che il presidente uscente Pierre Nkurunziza ha annunciato di volersi candidare alle prossime elezioni del 26 giugno.
“La polizia qui spara in pieno giorno, l’esercito non ci aiuta, ma noi manifestanti non andiamo via, combatteremo, dobbiamo restare qui”, dice un dimostrante.
Nkurunziza, dell’etnia maggioritaria hutu, è presidente del Burundi dal 2005. Gli oppositori protestano contro la sua candidatura per un terzo mandato vietata dalla Costituzione. Stati Uniti e Unione europea hanno invitato il presidente a fare un passo indietro per non compromettere gli accordi di pace che hanno concluso la guerra civile del 2005 tra gli Hutu e la minoranza Tutsi.
Almeno 17 i morti delle violente proteste secondo la Croce Rossa. 50mila persone, soprattutto donne sole e bambini piccoli, sono state costrette a fuggire e rifugiarsi nei paesi confinanti. Sono oltre 25 mila i profughi che hanno raggiunto il Rwanda.