Due accusati, e tre sospetti: in cinque sono stati portati davanti a un magistrato moscovita per la morte di Boris Nemtsov. Per i due cugini, Anzor
Due accusati, e tre sospetti: in cinque sono stati portati davanti a un magistrato moscovita per la morte di Boris Nemtsov.
Per i due cugini, Anzor Gubashev e Zaour Dadayev sono state formalizzate le accuse, per gli altri tre la corte si è riservata fino al 7 maggio.
Zaour Dadayev, vice-comandante di un battaglione del Ministero dell’Interno ceceno, ha confessato, subito dopo la formalizzazione delle accuse. Si è detto colpevole, senza precisare il ruolo ricoperto nè la motivazione, e ha chiesto clemenza alla corte. In mattinata Dadayev era stato interrogato, senza avvocato.
L’altro accusato come esecutore materiale è Anzor Gubashev.
Gli altri tre fermati sono Shagit Gubashev, fratello minore di Anzor; Ramzat Bakhaev e Tamerlan Eskerkhanov. Hanno negato ogni responsabilità, ma gli investigatori ritengono di avere prove che dimostrerebbero il loro ruolo di supporto nell’assassinio dell’oppositore, avvenuto la notte del 27 febbraio a due passi dal Cremlino.
Per il delitto era stata individuata una sesta persona, che si è fatta saltare in aria al momento dell’arresto, a Grozny, in Cecenia.
Nemtsov è stato ucciso con una pistola Makarov, come Anna Politkovskaya. Anche per lei i killer erano ceceni. I mandanti non sono mai stati trovati, e l’opposizione teme che accada lo stesso per Nemtsov.