In poche ore due casi in altrettante città. A Dimapur la vittima è stata prelevata dal carcere e picchiata a morte in strada
In un’India piegata dal moltiplicarsi degli stupri, la rabbia si trasforma in giustizia sommaria. In poche ore, due sospetti aggressori sono stati linciati dalla folla in altrettante città.
RT @IndianExpress: 1 killed in police firing on mob in #Dimapur, #Assam on high alert http://t.co/I8ieWmV0Qspic.twitter.com/weRVqX4XUs
— Suresh Kumar (@SureshB127) 6 Marzo 2015
A Dimapur, nello stato nordorientale del Nagaland, centinaia di persone inferocite hanno giovedì fatto addirittura irruzione in un carcere, per poi trascinare il sospetto stupratore in strada, picchiarlo a morte ed esibirne il cadavere.
[06.03-11:30] FOTO #Dimapur#Nagaland#India linciano uomo durante una festa – polizia non interviene #emergenza24pic.twitter.com/ITmjRCkzSc
— Emergenza24 (@Emergenza24) 6 Marzo 2015
Un’ulteriore vittima si è registrata negli scontri che sono seguiti con la polizia, inducendo le autorità cittadine a decretare un coprifuoco. Il secondo linciaggio è avvenuto venerdì nella città di Varanasi, nel nord del Paese.
E’ in questo contesto che le autorità indiane hanno vietato la distribuzione del documentario “India’s Daughter”,sul caso della ventitrenne stuprata e torturata in un autobus di Nuova Delhi, che alla fine del 2012 aveva provocato un’ondata di proteste e di indignazione su scala nazionale, destando una nuova consapevolezza sul fenomeno delle violenze sulle donne. Due settimane dopo l’aggressione, la giovane era poi morta in seguito alle violenze subite.
Ad alimentare l’indignazione e portare al divieto del documentario, è stato soprattutto il fatto che, parlando alle telecamere, uno dei violentatori scarichi la responsabilità dell’accaduto sulla vittima, sostenendo che “una brava ragazza” non vada in giro alle nove di sera.
#IndiasDaughter
Because there is people like him who still exist unfortunately. pic.twitter.com/U1TomAJy0g
— Indian Stats (@Indian_stats) 5 Marzo 2015
La BBC che ha prodotto il documentario ha replicato al divieto, anticipandone la messa in onda nel Regno Unito. Il caso ha sollevato ampie polemiche sui media, rilanciate su Twitter con l’hastag #Indiasdaughter
BBC airs gang rape documentary #IndiasDaughter early despite protests from Indian government— http://t.co/r1gUCKKdqOpic.twitter.com/VaSgdI5RbY
— Newsweek (@Newsweek) 6 Marzo 2015