Grecia tra promesse e creditori, per Tsipras la strada è stretta

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Di Euronews
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La Grecia volta pagina. Dopo cinque anni passati a stringere la cinghia, i greci hanno detto ‘basta’ e gli elettori hanno scelto in massa Syriza, il

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La Grecia volta pagina. Dopo cinque anni passati a stringere la cinghia, i greci hanno detto ‘basta’ e gli elettori hanno scelto in massa Syriza, il partito di isparazione comunista che ha promesso di mettere fine all’ “umiliazione e al dolore”.

Il risultato delle elezioni parlamentari nel Paese più indebitato d’Europa sta scuotendo i mercati e preoccupa molte capitali europee.

Prima fra tutte Berlino. Il governo Merkel sostiene una politica europea fatta di riforme strutturali e disciplina fiscale. L’attenzione rivolta alle elezioni greche si misura anche nella pronta reazione del presidente della Bundesbank.

Il capo della banca centrale tedesca, Jens Weidmann, ha subito ribadito che Atene deve attenersi agli accordi firmati con la troika.

“Il mio consiglio al nuovo governo greco è quello di uscire dall’euro – sostiene l’esponente della Cdu, Klaus-Peter Willsh – perché la bassa competitività della Grecia non può resistere a una moneta così forte. Attendiamo di sapere cosa ne pensano”.

Il primo banco di prova per il nuovo esecutivo Tsipras è fissato per il 28 febbraio, data che segna la fine del programma di aiuti.

Il premier incaricato sostiene che la Grecia debba chiedere la cancellazione di gran parte del suo debito, fino al 70%, un trattamento simile a quello ottenuto dalla Germania nel 1952. Più probabilmente Tsipras chiederà più tempo per pagare.

“Abbiamo bisogno rapidamente di un nuovo accordo, un accordo tra le due parti che porti alla fine delle estreme politiche di austerità – sostiene John Milios, responsabile economico di Syriza – Abbiamo bisogno di una nuova politica che accolga le richieste della maggioranza dei cittadini greci. Dobbiamo voltare pagina. Dobbiamo rispettare i risultati delle elezioni e rispettare la volontà dei greci”.

Syriza dovrà conciliare la questione del debito con le promesse fatte in campagna elettorale: aumentare la spesa pubblica, fermare le privatizzazioni, aumentare salari e pensioni e abrogare le leggi imposte dai creditori internazionali.

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