Romania: dall'oro nero all'oro verde

Romania: dall'oro nero all'oro verde
Di Euronews
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Questa è la vacca da mungere della Romania. Ma il latte non c’entra nulla. Si parla piuttosto di petrolio e gas. E di sicurezza energetica europea

Questa è la vacca da mungere della Romania. Ma il latte non c’entra nulla. Si parla piuttosto di petrolio e gas. E di sicurezza energetica europea.

Siamo nel quartier generale della OMV Petrom a Bucarest. Nel 2012 i loro tecnici e ingegneri hanno scoperto nel Mar Nero un immenso giacimento offshore di gas naturale. Scoperta che potrebbe ridisegnare la mappa energetica dell’Europa.

La scorsa estate nelle acque poco profonde della placca continentale hanno trovato un giacimento di petrolio. Il più grande scoperto in Romania da dieci anni a questa parte.

“Lo abbiamo appena scoperto – ci racconta Mariana Gheorghe, amministratore delegato di OMV Petrom – ho qui un campione di greggio dell’impianto Marina-1. Il che ci dà buone speranze che il Mar Nero possa rappresentare un buon potenziale per l’Europa. Speriamo che scoprendo giacimenti di gas nel Mar Nero, la Romania possa fare a meno delle importazioni di gas. Ma se scoprissimo quantità ben più sostanziose, allora potremmo addirittura pensare di coprire parte del fabbisogno europeo”.

Anche Kiev sperava di scoprire nuovi giacimenti di gas e petrolio offshore ma l’annessione della Crimea alla Russia ha messo fine al suo sogno.

Per raggiungere la piattaforma, la nostra troupe ha dovuto seguire un corso di ‘evacuazione di cabina di elicottero sommersa’. Le condizioni meteo sul Mar nero sono difficili e le tensioni nella vicina Ucraina ancora alte. Durante il training ci hanno spiegato spiegano anche come uscire da un elicottero capovolto.

“Dovete essere preparati fisicamente e psicologicamente – ci ha detto Valentin Grosu, istruttore presso il centro di addestramento di Tuzla – Dovete essere organizzati mentalmente. Sapere cosa fare per tornare in superficie da un elicottero che si schianta. La preparazione vi potrebbe salvare” .

Il nostro elicottero è tra i primi ad alzarsi in volo dalla piattaforma centrale. L’inverno è alle porte e il vento può raggiungere i 160 chilometri all’ora.

La Romania produce la maggior parte del gas naturale necessario al suo fabbisogno. Le importazioni dalla Russia sono inferiori al 20%. Data la scarsa fiducia nell’affidabilità politica di Mosca, i nuovi giacimenti offshore potrebbero rappresentare un‘àncora di salvezza per la questione energetica.

“Da dieci anni – spiega Gabriel Selischi, membro del comitato esecutivo di OMV Petrom – stiamo tentando di riportare la Romania sulla mappa del petrolio. Grazie alle nuove tecnologie abbiamo davanti un futuro radioso: possiamo trasformare questa parte del Mar Nero in una fonte di idrocarburi destinati all’Europa.”

La vita per i 120 uomini che vivono sulla piattaforma non è semplice: restano qui per tre settimane consecutive, con turni di dodici ore. I cowboy del Mar Nero convivono con onde alte dieci metri.

“In inverno – assicura Stefan Daniel Constantinescu, manager di OMV Petrom -ci sono tempeste incredibili con venti molto forti. Ci sono momenti in cui non possiamo accedere ad alcune zone della piattaforma dato che devi aggrapparti a delle scale e rischi di essere buttato giù dal vento”.

Lasciamo la piattaforma per tornare a Bucarest e parlare con un esperto di geopolitica, Silviu Negut, vicepresidente della Fondazione Università Mar Nero. La Romania – a suo dire – dovrebbe diventare il fulcro energetico dell’Unione europea, il crocevia per il trasporto di gas e petrolio. Ma, secondo Negut, la Russia si oppone al progetto: “C‘è l’azione aggressiva della Russia per controllare tutta l’energia nella regione del Mar Nero. Credo che l’Unone europea debba reagire in modo unanime, facendo blocco. Questa è l’unica soluzione. Non ce n‘è un’altra”.

La Russia ha rinunciato al suo progetto di attraversare il Mar nero con il gasdotto South Stream, un progetto non in linea con la legge europea. Bruxelles è favorevole a un gasdotto con un percorso alternativo.
Inoltre l’Europa vuole aumentare la capacità di trasporto di gas liquefatto attraverso il Mar Nero.

La Commissione europea ha raccomandato alla Romania di completare l’interconnessione dei gasdotti con Bulgaria, Ungheria e Moldova. La rete dovrebbe consentire al gas un flusso bidirezionale. Una necessità se la Russia dovesse chiudere i rubinetti. In tal caso la Romania potrebbe intervenire per aiutare i Paesi vicini?

“Certo – risponde Gheorghe Dutu, presidente dell’Agenzi Nazionale per le Risorse Minerali – in caso d’emergenza una piccola quantità di gas naturale potrebbe essere trasportata dal flusso inverso. Ma per il momento la quantità sarebbe ridotta visto che il flusso inverso e l’interconnessione non sono ancora pronti…dobbiamo rimodellare tutto il sistema”.

La Romania è uno dei primi luoghi in Europa dove il petrolio è stato trovato ed estratto su ampia scala. La perforazione di pozzi è iniziata nel 1857.

Il 90% dei pozzi petroliferi in Romania sono quasi esausti. La produzione cala ogni anno del 10%. Le riserve, pari a 700 milioni di barili dureranno solo dieci anni. Ma, grazie alle nuove tecnologie, come le iniezioni di vapore, i giacimenti potrebbero vivere più a lungo.

Vasile Stoica, Team leader di OMV Petrom, che ha lavorato per 30 anni nell’industria petrolifera, ancora non se ne capacita: “Lo sfruttamento delle risorse qui nella zona di Moreni è iniziato tra il 1900 e il 1905. La produzione cala naturalmente perché la pressione diminuisce. Ma grazie alle nuove tecnologie riusciamo a mantenere la pressione a un certo livello, quindi ad allungare la vita dei pozzi e a portare in superficie il petrolio rimanente”.

Ma c‘è anche un’alternativa per assicurare l’indipendenza energetica del Paese: usare meno energia. La Romania ci sta lavorando. A Bucarest i casermoni di appartamenti popolari voluti da Ceausescu verranno isolati termicamente. Il programma di ristrutturazione è sostenuto grazie a fondi provenienti dall’Unione europea. Soddisfatto il sindaco del Terzo distretto di Bucarest Robert Negoita: “Primo: il consumo energetico verrà ridotto della metà. Secondo: l’aspetto visivo dell’immobile cambierà la città. Terzo: diminuirà l’emissione di CO2. Sono molto felice e fiero di tutto ciò”.

L’ex metalmeccanico Ion Iovescu ci invita nella sua accogliente cucina, adesso ben riscaldata. La maggior parte delle persone in questo quartiere di Bucarest avrebbe vuoluto che il programma di isolamento termico iniziasse ben prima. Su 119 proprietari di appartamenti, 104 hanno immediatamente aderito al progetto.

“Questo edificio è piuttosto vecchio. È stato costruito nel 1962 e ai piani alti il caldo non era sufficiente. Il risparmio di denaro, grazie ai lavori di isolamento, sarà davvero importante rispetto a quello che abitualmente pagavamo per il riscaldamento. Mi aspetto che la nostra bolletta scenda del 30/40%”.

L’ultima rivoluzione in Romania è verde. In pochi anni il Paese ha messo in campo un’immensa produzione di energie rinnovabili. La Romania sembra aver capito che sicurezza energetica a lungo termine significa passare dall’oro nero all’oro verde.

Per ascoltare l’intera intervista a Mariana Gheorghe, amministratore delegato di OMV Petrom, con sede a Bucarest, potete cliccare qui sotto.

OMV Petrom CEO Gheorghe: ‘Black Sea is back on oil & gas map’

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