Guerre e mezzi di comunicazione

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Di Euronews
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In questa puntata di UTalk viene sollevato il tema del ruolo della stampa nei conflitti. Quanto la copertura mediatica può influire sulle crisi umanitarie?

Franck, Lione, Francia:

“La mia domanda riguarda il trattamento dell’informazione: oggi l’attualità è dominata dai problemi in Libia, i problemi nel mondo arabo e si tralascia completamente quello che sta avvenendo in Costa d’Avorio in particolare”.

Gianni Rufini, Università di York, Regno Unito:

“E’ un problema vecchio: c‘è stato sempre un enorme impatto dei media sulle crisi, sulle risposte internazionali alle crisi umanitarie. Risale all’epoca della crisi nel Biafra che ha determinato il grande successo internazionale di Medici senza frontiere, fino alla crisi in Etiopia, la carestia in questo Paese nel 1984-1985.”

Rufini:

“Ci sono Paesi che non interessano a nessuno e ci sono Paesi che sono sempre molto interessanti, il Medio Oriente ad esempio. Qualsiasi cosa avvenga in Medio Oriente ha un impatto generale sulla politica internazionale e di conseguenza è coperto dai mezzi di comunicazione in modo sistematico”.

Rufini:

“Purtroppo un continente come l’Africa non sembra essere di interesse generale per i media. La più grave crisi umanitaria attualmente, quella nella Repubblica democratica del Congo, è completamente dimenticata dalla stampa internazionale. Stesso discorso per la Somalia, un Paese che quindici anni fa è stato abbandonato dai media e dalla politica internazionale”.

Rufini:

“La risposta umanitaria dipende dall’impatto di questa crisi sui mezzi di comunicazione. Una cosa che chiaramente pone un grande problema e delle grandi responsabilità per i direttori di giornali e televisioni perché la decisione che prenderanno, di seguire o no una crisi umanitaria può determinare l’intensità della risposta umanitaria e di conseguenza le vite umane che saranno salvate o meno”.

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