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Nel Nagorno-Karabakh la tregua non regge. Ancora bombardamenti su Stepanakert

Nel Nagorno-Karabakh la tregua non regge. Ancora bombardamenti su Stepanakert
Diritti d'autore BULENT KILIC/AFP or licensors
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Di Debora Gandini
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Nel Nagorno-Karabakh la tregua non regge. Ancora bombardamenti su Stepanakert. Colpita anche la città di Ganja. Diversi i morti. Scambio di accuse tra l'Armenia e l'Azerbaigian sulla ripresa le ostilità

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Non ha retto nemmeno 24 ore l’accordo di cessate il fuoco nel Nagorno-Karabakh. L’intesa tra Armenia e Azerbaigian è caduta con tanto accuse reciproche tra i due Paesi di aver violato la tregua.

In un attacco delle forze armene contro la città azera di Ganja sarebbero rimaste uccise almeno sette persone. Decine i feriti, tra cui anche bambini. Secondo il ministro degli Esteri di Baku, sarebbe stata presa di mira una “area residenziale” della città. Immediata e secca la smentita del ministero della Difesa dei separatisti armeni che ha negato ogni coinvolgimento, sostenendo di aver rispettato la tregua. Secondo l'ufficio del procuratore generale azero l'attacco ha violato le norme della Convenzione di Ginevra sulla protezione dei civili".

Inoltre diverse esplosioni sono state registrate anche a Stepanakert, capitale regionale del Nagorno-Karabakh, controllata dai separatisti armeni. Nonostante il cessate il fuoco, non si sarebbero fermati i combattimenti nel Nagorno-Karabakh, il territorio conteso tra Armenia e Azerbaigian.

La mediazione di Mosca per il cessate il fuoco

Il cessate il fuoco, raggiunto con la mediazione di Mosca, aveva come obiettivo lo scambio dei prigionieri e il recupero delle vittime, sotto la mediazione del Comitato Internazionale della Croce Rossa. Il ministro degli Esteri russo, Serghei Lavrov, aveva annunciato l'intesa e l'avvio di "trattative sostanziali" per arrivare "quanto prima" a una risoluzione pacifica del conflitto. Lavrov, nella giornata di sabato, aveva incontrato a Mosca i suoi omologhi azero e armeno, Jeihun Bayramov e Zohrab Mnatsakanian, convocati dal presidente russo, Vladimir Putin, nel tentativo di porre fine agli scontri.

I governi di Erevan e Baku avevano inoltre ratificato una formula che prevede la supervisione del Gruppo di Minsk, la struttura messa in piedi nel 1992 dall'Osce per prevenire il riaccendersi delle ostilità nella regione del Nagorno-Karabakh. Il Gruppo è formato da Stati Uniti, Russia e Francia.

Scambio di accese tra Armenia e Azerbaigian

In Nagorno-Karabakh, formalmente parte dell'Azerbaigian, vive una popolazione a maggioranza armena le cui spinte separatiste sono iniziate con la dissoluzione dell'Unione Sovietica. Dall'inizio dei nuovi combattimenti, due settimane fa, l'autoproclamata repubblica del Caucaso ha denunciato una ventina di vittime civili, mentre Baku ne ha segnalate trentuno. Non è chiaro il numero dei morti tra i militari. Erevan ha parlato di centinaia di vittime tra le proprie file e di migliaia tra quelle del nemico, mentre l'Azerbaigian non ha fornito cifre.

Ora la situazione diventa incandescente più che mai. E il Nagorno-Karabakh rischia di diventare una vera polveriera.

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