La presidente Ursula von der Leyen è stata ricandidata alla guida della Commissione. Ma gli ultimi interventi di Mario Draghi lo hanno rilanciato per un nuovo ruolo europeo, forse proprio al posto dell'ex ministra alla Difesa tedesca. Gli italiani sembrano favorevoli
La campagna elettorale in vista delle europee di giugno ha tra i suoi interrogativi il possibile ritorno di Mario Draghi a un ruolo di prestigio nell'Ue.
I****l discorso di Draghi in Belgiomartedì scorso, a una conferenza sui diritti sociali, ha suscitato in molti l'impressione che l'ex presidente della Banca centrale europea (2011-2019) e del Consiglio italiano (2021-2022) sia disponibile a un incarico.
L'idea di Draghi alla Commissione europea piace in Italia
Le parole di Draghi a La Hulpe sulla necessità che l'Europa cambi e diventi più competitiva sono state ampiamente condivise in Italia e all'estero.
Un migliaio di italiani ha addirittura firmato una petizione per la candidatura di Draghi, 76 anni, alla presidenza della Commissione.
"Lo sosteniamo perché vorremmo che l'Europa fosse più forte, più unita e più autorevole. Innanzitutto per ragioni internazionali, penso alla guerra Ucraina-Russia e alla crisi in Medio Oriente" dice a Euronews Tomaso Greco, promotore della petizione.
"Ma ci sono anche ragioni nazionali. I partiti che hanno sostenuto il governo di Draghi devono dirci qual è la loro posizione su una sua eventuale candidatura" prosegue Greco.
Per le strade di Roma, Euronews ha raccolto pareri favorevoli.
"Secondo me Giorgia Meloni accetterà la sua candidatura. È un vantaggio sia per lei che per l'Italia" dice un signore di mezz'età, mentre due passanti sono divise sul curriculm di Draghi, più da tecnico che da politico.
"I governi tecnocratici in Italia sono quelli che hanno funzionato meglio in passato, quindi penso che potrebbe lavorare nel ruolo di presidente della Commissione Ue" dice una donna sulla sessantina. "È un tecnocrate! Quando queste persone si presentano, fanno solo i loro interessi" è l'opinione invece di una giovane romana.
Dal "whatever it takes" Draghi è visto come l'uomo giusto
Quella rassicurazione il 26 luglio 2012, in piena crisi debitoria dell'Eurozona, di salvare l'euro "a tutti i costi", ha dato a Draghi l'autorevolezza ulteriore che gli è valsa la chiamata al governo italiano in pieno Covid e, ora, un possibile ritorno nell'Ue in tempi di euroscetticismo.
"Questa è una sfida molto più grande perché la sfida del "whatever it takes" prevedeva l'utilizzo di strumenti che lui era solito controllare nel ruolo di Presidente della Banca Centrale Europea" avverte Francesco Lippi, professore di Economia all'Università Luiss di Roma.
"Da un lato è un grande tecnocrate, quindi capisce la natura dei problemi da affrontare, dall'altro è anche un buon politico, perché a molti tecnocrati manca la sensibilità politica" aggiunge Lippi.
Nonostante si sia mostrata moderata in Europa finora e abbia di fatto proseguito il percorso di Draghi al governo, la premier Meloni non ha ancora commentato l'ipotesi di una candidatura europea del suo predecessore.