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Contratti per i vaccini, la Commissione Ue perde su tutti i fronti nella causa sul Pfizergate

Il capo della Commissione Ursula von der Leyen nel 2021 presso l'impianto di produzione di vaccini Pfizer a Puurs-Sint-Amands, in Belgio.
Il capo della Commissione Ursula von der Leyen nel 2021 presso l'impianto di produzione di vaccini Pfizer a Puurs-Sint-Amands, in Belgio. Diritti d'autore  European Union - Jennifer Jacquemart.
Diritti d'autore European Union - Jennifer Jacquemart.
Di Marta Iraola Iribarren & Gerardo Fortuna
Pubblicato il Ultimo aggiornamento
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Il Tribunale dell'Ue dà ragione al New York Times sul mancato accesso ai messaggi scambiati tra la presidente Ursula von der Leyen e l'amministratore delegato di Pfizer Albert Bourla

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Dopo un lungo braccio di ferro tra la Commissione europea e il New York Times sulla trasparenza dei contratti per il vaccino Covid-19 della Pfizer, la Corte di giustizia europea ha stabilito oggi che la Commissione "non ha fornito una spiegazione plausibile per giustificare il mancato possesso dei documenti richiesti".

Secondo la Corte, la Commissione non può limitarsi ad affermare di non essere in possesso dei documenti richiesti, ma deve fornire spiegazioni credibili che consentano sia al pubblico che alla Corte di capire perché tali documenti non possono essere reperiti.

La Corte di giustizia ha ritenuto che il New York Times avesse presentato prove rilevanti e coerenti che indicavano l'esistenza di messaggi di testo tra la presidente della Commissione e l'amministratore delegato di Pfizer in merito all'acquisto di vaccini Covid-19.

"Questi contratti erano totalmente senza precedenti in un contesto totalmente senza precedenti", ha dichiarato un funzionario dell'Ue prima della sentenza.

Il quotidiano ha scoperto l'esistenza dei messaggi nel 2021 durante le interviste con Bourla, ma ha incontrato ostacoli quando ha richiesto l'accesso ai messaggi. La Commissione ha affermato di non poter fornire i testi.

Dopo ripetuti tentativi falliti di ottenere i messaggi, il New York Times ha portato la questione davanti alla Corte di giustizia europea nel gennaio 2023.

La Corte ha ora stabilito che la Commissione non ha chiarito adeguatamente se i messaggi di testo richiesti siano stati cancellati e, in caso affermativo, se la cancellazione sia avvenuta deliberatamente o automaticamente.

La Commissione europea ha ora due mesi di tempo per impugnare la decisione della Corte di giustizia.

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