Al presidente uscente quasi il 75 per cento dei voti, dopo la vittoria sfiorata al primo turno del 29 dicembre. Socialdemocratico, critico dell'Ue e della Nato, resterà in carica per altri cinque anni. Sconfitto l'avversario Dragan Primorac
Il presidente uscente croato, Zoran Milanović, appoggiato dai partiti di centro e centrosinistra, ha ampiamente vinto il ballottaggio di domenica alle elezioni presidenziali, ottenendo il 74,7 per cento delle preferenze. Sarà capo di Stato per altri cinque anni.
Lo scrutinio ha certificato la vittoria, attesa e già data per certa con i primi exit poll diffusi dalle tv croate subito dopo la chiusura dei seggi alle 19.
"Il mio programma è la Costituzione croata, e con il governo dovremo iniziare a parlare, come previsto dal quadro costituzionale, e per questo tendo la mano al primo ministro", ha detto il vincitore dopo lo spoglio.
Milanović, esponente populista del Partito socialdemocratico di Croazia, supera così il candidato conservatore dell'Unione democratica croata (Hdz), Dragan Primorac, che si ferma al 25,3 per cento. Primorac fa parte dello stesso partito del premier Andrej Plenković, al governo da quasi nove anni.
Secondo i dati pubblicati sul sito ufficiale della Commissione elettorale statale, l'affluenza è stata del 43,9 per cento.
I sondaggi prima del secondo turno avevano previsto la vittoria di Milanović. Tuttavia, come per la prima tornata elettorale, non hanno stimato correttamente la percentuale di scarto: Milanović ha ottenuto il 16 per cento in più e Primorac il 6 per cento in meno del previsto.
Il ballottaggio segna la debacle di Primorac, ex pediatra e professore universitario presentatosi agli elettori come figura non conflittuale e unificatrice, di orientamento filo-occidentale.
Al primo turno era andato vicino alla maggioranza assoluta
Al primo turno del 29 dicembre, Milanović, 58 anni, aveva ottenuto il 49,7 per cento dei voti contro altri sette candidati, mancando di poco la soglia della maggioranza assoluta, che gli avrebbe assicurato un'immediata vittoria.
Per il suo stile comunicativo, viene talvolta paragonato al presidente eletto degli Stati Uniti Donald Trump.
A lungo leader dei socialdemocratici, Milanović è attualmente il politico più popolare in Croazia. Ha ricoperto la carica di primo ministro dalla fine del 2011 all'inizio del 2016.
Spostatosi sempre più a destra, è comunque considerato il principale oppositore del partito dell'attuale capo del governo Plenković. I continui scontri e battibecchi tra i due sono diventati un tratto distintivo del panorama politico croato degli ultimi anni.
La vittoria plebiscitaria è dovuta anche ai voti dell'elettorato di destra, che secondo gli esperti vede di buon occhio le posizioni di stampo sovranista, critiche dell'Unione europea e della Nato a cui ha aderito Milanović.
In campagna elettorale ha affermato che "nessun soldato croato andrà in guerra per interessi altrui" finché sarà presidente, ricordando di aver condannato dal primo giorno l'aggressione russa all'Ucraina, ma di avere anche criticato il sostegno militare da parte della Nato senza prospettive sui negoziati.
Critiche anche contro Bruxelles, definita "per molti versi non democratica" e gestita da funzionari non eletti. La posizione dell'Ue secondo cui "se non la pensi come me, allora sei il nemico" equivale a "violenza psicologica", secondo Milanović.
"Non è questa l'Europa moderna in cui voglio vivere e lavorare. Lavorerò per cambiarla, per quanto possibile come presidente di una piccola nazione”.