Il via libera da parte di Washington potrebbe rappresentare una risposta all'invio di truppe della Corea del Nord al fronte. Ma a pesare potrebbero essere state anche le elezioni negli Stati Uniti
Il presidente dell'Ucraina Volodymyr Zelensky ha commentato l'annuncio da parte di Washington relativo all'autorizzazione concessa a Kiev per l'utilizzo di missili a lungo raggio, forniti dagli Stati Uniti, per colpire obiettivi all'interno del territorio della Russia. Si tratta di una notizia attesa da tempo da parte dell'Ucraina, e Zelensky in un breve video si è mostrato risoluto: "Oggi i mezzi d'informazione parlano molto dell'autorizzazione che abbiamo ricevuto per le azioni in questione. Ma gli attacchi non si fanno con le parole. Questo genere di cose non si annuncia. I missili parleranno da soli", ha spiegato.
La decisione assunta dal presidente Joe Biden rappresenta un cambiamento profondo nella linea finora tenuta dalla Casa Bianca. Si potrebbe trattare di una risposta agli accordi militari stretti tra la Russia e la Corea del Nord, e in particolare alla decisione di Pyongyang di inviare alcune migliaia di soldati a sostegno del Cremlino. Ma a pesare potrebbe essere stato anche il risultato delle elezioni negli Stati Uniti, con la vittoria di Donald Trump.
Zelensky ha anche parlato del massiccio attacco effettuato domenica dalla Russia con droni e missili, che è stato descritto come uno dei più duri dall'inizio della guerra. Il raid si è concentrato sulle infrastrutture energetiche ucraine e sono state anche segnalate vittime civili. Le forze russe avrebbero lanciato un totale di 120 missili e 90 droni su numerose regioni: appare sempre più evidente la strategia di Mosca che punta a colpire la capacità di produzione di b in vista dell'inverno.
"Sono mille giorni che subiamo questi attacchi dalla Russia: è necessario essere forti e sapersi difendere. Piuttosto che sprecare il tempo parlando con qualcuno a Mosca, dovremmo costringerlo a porre fine alla guerra", ha aggiunto Zelensky, con un probabile riferimento al tentativo diplomatico effettuato dalla Germania.
Crescono i timori di un'escalation
Biden è sempre stato riluttante a concedere a Kiev il permesso di usare le armi statunitensi per scopi diversi da quelli difensivi: a prevalere era stato finora il timore che ciò potesse rappresentare un'escalation capace di trascinare direttamente nel conflitto non soltanto gli Stati Uniti ma anche altri membri della Nato. Altri osservatori hanno però sottolineato il fatto che le limitazioni all'uso di armi da parte dell'Ucraina potrebbero portare a una sconfitta di quest'ultima. Una questione che non ha mancato di suscitare un dibattito all'interno dell'Alleanza atlantica.
La notizia dell'invio di truppe nordcoreane nella regione di Kursk per combattere al fianco dei soldati russi (secondo le valutazioni di Washington, di Kiev e della Corea del Sud si tratterebbe di circa 12mila uomini che hanno raggiunto il fronte) avrebbe però convinto alcune diplomazie a cambiare orientamento.
Fonti dell'intelligence statunitense e sudcoreana affermano che la Corea del Nord avrebbe anche fornito alla Russia quantità significative di munizioni per rifornire le sue scorte in diminuzione.
Ma in tutto ciò, come accennato, occorrerà verificare quali cambiamenti interverranno nel momento in cui alla Casa Bianca entrerà nuovamente Trump. Il presidente eletto ha dichiarato di voler spingere affinché l'Ucraina accetti di cedere alcuni territori alla Russia, pur di chiudere il conflitto. Tuttavia, durante la campagna elettorale ha aggirato le domande dirette sulla sua volontà di consentire a Kiev di uscire vittoriosa dalla guerra.
Piuttosto, Trump si è concentrato sulle critiche rivolte all'amministrazione Biden, colpevole a suo avviso di aver concesso aiuti per decine di miliardi di dollari. L'impressione è che con il miliardario americano possa arrivare un cambiamento di rotta diametrale: per questo i sostenitori di Kiev temono che un eventuale accordo di pace possa risultare vantaggioso soprattutto per Vladimir Putin.