Polonia: sdoganato il primo pagamento dei fondi di recupero dell'UE: 6,3 miliardi di euro

Il Primo Ministro Donald Tusk ha promesso di sbloccare l'intero ammontare dei fondi di recupero assegnati alla Polonia.
Il Primo Ministro Donald Tusk ha promesso di sbloccare l'intero ammontare dei fondi di recupero assegnati alla Polonia. Diritti d'autore Virginia Mayo/Copyright 2023 The AP. All rights reserved
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Di Jorge Liboreiro
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Questo articolo è stato pubblicato originariamente in inglese

La Polonia ha ricevuto 6,3 miliardi di euro nell'ambito del fondo di recupero dell'Unione Europea, il primo pagamento di questo tipo.

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Il pagamento, confermato lunedì, pone fine a una lunga attesa per il Paese.                         Il piano nazionale era stato approvato nel giugno 2022 ma era rimasto bloccato a causa delle persistenti preoccupazioni sulla mancanza di indipendenza giudiziaria e sul regresso democratico.

Questo regresso è stato attribuito a Diritto e Giustizia (PiS), il partito di destra che ha governato la Polonia per otto anni consecutivi e ha promosso profonde riforme per estendere il controllo politico sul sistema giudiziario.

La riforma più controversa ha conferito alla camera disciplinare della Corte Suprema il potere di punire i magistrati in base al contenuto dei loro verdetti. 

Queste modifiche hanno provocato un lungo stallo tra Bruxelles e Varsavia, conclusosi con una sentenza storica della Corte di giustizia europea (CGE) che ha bocciato la riforma.

E la quota del fondo di ripresa del paese, 34,5 miliardi di euro in prestiti a basso interesse e 25,3 miliardi di euro in sovvenzioni a fondo perduto, è rimasta congelata fino all'elezione di Donald Tusk a primo ministro e alla presentazione di una norma di legge per annullare l'eredità dell'era PiS.

La Commissione europea ha ufficialmente sbloccato i fondi a fine di febbraio, pochi giorni dopo la presentazione del governo di Tusk di un "piano d'azione" in nove proposte per ripristinare l'indipendenza giudiziaria e  l'adozione di un decreto ministeriale per interrompere i procedimenti ingiustificati contro i giudici.

Il nuovo governo si è anche impegnato a rispettare la sentenza della Corte di giustizia europea e a rispettare la prevalenza del diritto dell'UE, cosa che il PiS aveva contestato, esacerbando la controversia.

La Commissione ha ritenuto sufficienti queste ultime due decisioni e ha consentito alla Polonia di ricevere gradualmente i pagamenti nell'ambito del maxi-piano da 750 miliardi di euro dei 27.

La mossa ha aperto la strada all'erogazione di 6,3 miliardi di euro, composti da 3,6 miliardi di euro di prestiti e 2,7 miliardi di euro di sovvenzioni, destinati, tra l'altro, alla diversificazione delle forniture energetiche, alla lotta all'inquinamento atmosferico e alla modernizzazione della produzione agricola.

Finora la Polonia aveva ricevuto solo 5,1 miliardi di euro di "prefinanziamenti", un'erogazione senza vincoli e uguale per tutti gli Stati membri.

"Un giorno importante per la Polonia", ha dichiarato lunedì la Presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen, "questo è solo l'inizio".

"Una buona cooperazione porta buoni risultati", ha rispostoTusk.

Katarzyna Pełczyńska, ministro polacco per la Politica regionale, ha definito la somma come il "più grande versamento da parte dell'UE nella storia della nostra adesione".

Quest'anno Varsavia dovrebbe presentare altre due richieste per ricevere 23 miliardi di euro. Tutti i pagamenti saranno subordinati al completamento di investimenti e progetti e potrebbero essere sospesi se i progetti di Tusk subissero una battuta d'arresto.

Le nove proposte di legge previste dal "piano d'azione" del governo Tusk richiedono la firma del Presidente Andrzej Duda, che è politicamente allineato con il partito PiS e che in passato ha usato il proprio potere di veto per bloccare  quelle legislazioni che, a suo parere, violavano la sua prerogativa presidenziale.

Da quando hanno lasciato l'incarico, i funzionari del PiS hanno accusato la Commissione di fare politica e di avere utilizzato le sovvenzioni per ottenere il cambio di governo.

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